Hunter Biden condannato, rischia 25 anni. Joe: niente grazia

Il figlio del presidente ritenuto colpevole di tutti e tre i capi d'imputazione. Nel 2018 comprò una pistola mentre era drogato

Hunter Biden condannato, rischia 25 anni. Joe: niente grazia
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Hunter Biden è colpevole per aver mentito all'Fbi nascondendo la sua dipendenza dalla droga al momento dell'acquisto e possesso di una pistola. Il figlio del presidente americano Joe Biden è stato condannato per tutti e tre i capi di imputazione contro di lui, e rischia una condanna fino a un massimo di 25 anni di carcere, anche se essendo incensurato gli esperti si attendono una pena più lieve. Quella di ieri è stata un'altra storica prima volta negli Usa: dopo la condanna di un ex presidente (Donald Trump) in un processo penale, questa è la prima contro il figlio di un presidente degli Stati Uniti in carica. Una tegola pesante per Biden in piena campagna elettorale, arrivata peraltro nel giorno in cui il comandante in capo aveva in programma un intervento sulla violenza armata. Dopo la lettura del verdetto Hunter ha lasciato l'aula del tribunale in Delaware mano nella mano con la moglie e la first lady Jill.

«Accetterò l'esito del procedimento e continuerò a rispettare il processo giudiziario mentre mio figlio considera l'appello - ha affermato Joe Biden - Sono il presidente ma sono anche un papà. Io e Jill ci saremo sempre per Hunter. Siamo orgogliosi di lui oggi». «Le famiglie che hanno persone care che si battono contro le dipendenze conoscono il senso di orgoglio di vedere chi si ama uscirne, essere forte e resistente nella ripresa», ha proseguito, dopo aver annunciato in precedenza che non concederà la grazia al figlio. «Sono più grato per l'amore ricevuto dalla mia famiglia che deluso per l'esito del processo», ha sottolineato da parte sua Hunter, che era accusato di aver comprato una pistola mentre faceva uso di droghe, mentendo nel compilare i moduli necessari all'acquisto dell'arma. Il revolver calibro .38 è stato in suo possesso per un massimo di due settimane, poi è stato buttato in un cassonetto della spazzatura dalla vedova di Beau Biden, il fratello di Hunter morto a causa di un tumore al cervello.

L'accusa durante il processo ha citato a più riprese l'autobiografia di Hunter, Beautiful Things, pubblicata nel 2021, in cui lui racconta della vodka bevuta dalla bottiglia, dei vagabondaggi notturni alla ricerca di crack in squallidi minimarket, dei tentativi falliti di disintossicazione, e delle fugaci relazioni amorose con la vedova di suo fratello. Di suo padre, invece, ha scritto: «Non mi ha mai abbandonato, non mi ha mai ignorato, non mi ha mai giudicato». Ora assicura di essere «pulito», si è risposato, è padre di un bambino di nome Beau, e si dedica alla pittura. Tra i testimoni è stata chiamata anche sua figlia Naomi, la quale ha detto di aver visto il genitore in due occasioni prima e dopo che acquistasse l'arma, appena uscito dal centro di recupero: «L'ho trovato bene», ha spiegato la 30enne laureata in legge alla Columbia.

Il procedimento, insieme ad un altro caso in cui Hunter deve affrontare l'accusa di evasione fiscale in California, sta complicando gli sforzi dei democratici per mantenere l'attenzione su Trump e sui suoi guai giudiziari.

Con il suo passato di dipendenze e i suoi precedenti rapporti d'affari (in particolare quelli in Cina e in Ucraina) il figlio del presidente è da tempo nel mirino dei repubblicani, e sicuramente rimane un obiettivo anche nell'attuale strategia elettorale.

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