I 5 Stelle fanno ancora melina: "Non chiediamo un rimpasto, ma risposte"

Il M5S non ha ancora deciso se votare la fiducia al governo Draghi e si limita alle parole di facciata: "Chiediamo un cambio di passo, servono azioni concrete"

I 5 Stelle fanno ancora melina: "Non chiediamo un rimpasto, ma risposte"

Dalle dimissioni del premier Mario Draghi a oggi il quadro politico ha subito delle modifiche, e così i partiti si sono riposizionati in base agli sviluppi della crisi. Ma il Movimento 5 Stelle non ha ancora preso una decisione chiara: i grillini sono rimasti ancorati al documento delle priorità presentato da Giuseppe Conte. Nove punti su cui il M5S attende risposte e a cui vincola la fiducia al governo Draghi. Il caos è totale e i pentastellati non sanno come uscire dall'impasse creata con le loro mani.

Il M5S nel caos

Lo stato di confusione emerge dalle parole di Ettore Licheri a Palazzo Madama: il senatore del Movimento, in risposta alle comunicazioni di Draghi di questa mattina, si è limitato a delle dichiarazioni di facciata. Non c'è traccia di una scelta netta. "Non possiamo non chiederle un cambio di passo, non possiamo non chiederle come davanti a questa emergenza occorrano azioni concrete", ha dichiarato Licheri. Che però ha precisato: "Non chiediamo poltrone, non chiediamo rimpasti. Chiediamo solo di poter dare risposte ai nostri cittadini".

Altri penultimatum

Questa mattina il presidente del Consiglio ha tirato delle bordate all'indirizzo dei 5 Stelle, anche se in maniera implicita: sono arrivate sferzate sul reddito di cittadinanza, sul sostegno militare all'Ucraina e sul rigassificatore a Piombino. Un intervento che sembra sbarrare le strade al documento grillino. Ma il Movimento non ha ancora trovato il coraggio di sfilarsi dalla maggioranza e dunque porta avanti la strategia della melina.

Ed ecco che il copione è il solito: bandierine, toni duri e penultimatum. Una rincorsa al passaggio all'opposizione che però, almeno al momento, non ha trovato un'attuazione pratica. Non a caso Licheri ha fatto ricorso al classico politichese: "Chiediamo dignità, attenzione ai temi sociali e le chiediamo di pronunciarsi con parole chiare". Senza far mancare il ruolo del vittimismo: "Siamo sotto attacco non da stamattina. Siamo l'unica forza politica che sta incalzando questo governo".

L'ambiguità del M5S

Il senatore dei 5 Stelle ha rivolto un attacco ai compagni di maggioranza, appellandosi direttamente al premier Mario Draghi: "Sarà davvero capace di essere il garante di questo governo di unità nazionale, sentendo le voci del capogruppo di Lega e Forza Italia?". Il centrodestra di governo ha assunto una decisione chiarissima: per rinnovare il patto di fiducia è indispensabile escludere il M5S dall'esecutivo e garantire un'azione "profondamente rinnovata".

Licheri inoltre ha messo le mani avanti: "Le dissi di non considerare la nostra fiducia incondizionata". Ma evidentemente ha dimenticato un fatto: il Movimento 5 Stelle al Senato non ha votato la fiducia al decreto Aiuti. Un precedente forte.

Eppure i ministri grillini sono ancora al loro posto, non hanno fatto un passo indietro. E nel frattempo i 5S si interrogano: votare o no la fiducia al governo? Una domanda che appare di semplice risposta ma che in realtà rappresenta un tema infuocato.

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