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I 5S se la cantano sul ponte "Benetton via da Autostrade"

Conte: "Aspi tornerà pubblica". Atlantia -3,2% in Borsa In Cdp cresce il malessere per lo stallo delle trattative

I 5S se la cantano sul ponte "Benetton via da Autostrade"

Crollo in Borsa di Atlantia nel secondo anniversario del crollo del Ponte Morandi. A scatenare le vendite (-3,23% a 14,22 euro) sul titolo della holding che fa capo alla famiglia Benetton le dichiarazioni del premier Giuseppe Conte che in un'intervista alla Stampa ha dichiarato che «la partecipazione dello Stato in Autostrade contribuirà ad assicurare più controlli e sicurezza sulla nostra rete». Secondo il presidente del Consiglio, il cambio di controllo «permetterà anche più efficienza e tariffe più eque». Conte ha inoltre ribadito che «gli accordi che andremo a sottoscrivere non prevedono rinunce a eventuali azioni di responsabilità».

Le vendite a Piazza Affari sono state incoraggiate anche dalle dichiarazioni di esponenti di primo piano dei Cinque stelle. Il ministro degli Esteri ed ex capo politico, Luigi Di Maio, ha sottolineato che «la revoca resta sul tavolo» e che «giustizia sarà fatta definitivamente solo quando i Benetton saranno totalmente fuori da Aspi (Autostrade per l'Italia)». Idem per il viceministro delle Infrastrutture, Giancarlo Cancelleri, che ha urlato: «Vogliamo i Benetton fuori da Aspi, credo che debba avvenire entro il mese di settembre».

Tra le dichiarazioni politiche e la realtà ci sono di mezzo i numeri. Nonostante la lettera del 14 luglio in cui Atlantia e Aspi davano l'ok all'uscita, il negoziato è in stallo per tre ordini di motivi. Vediamoli nell'ordine. Il primo è legato ai diritti del minoranze. Sia i fondi soci di Atlantia (Tci e Fondazione Crt in primis) che quelli di Aspi (Allianz al 7% e Silk Road Fund con il 5% hanno diritto di veto sul cambio di controllo) non vogliono essere espropriati. Per questo motivo rispetto all'aumento di capitale riservato a Cdp, è stata avanzata l'ipotesi alternativa della scissione proporzionale con vendita delle quota Atlantia (88%) a prezzi di mercato.

L'ipotesi non piace a Cdp, irritata con Atlantia per l'allungarsi dei tempi, sia perché più costosa sia perché farebbe saltare in aria la questione delle manleve. La Cassa, infatti, non vuole responsabilità sulle cause civili intentate e che saranno definite quando terminerà il procedimento penale sul crollo del Ponte (si è in attesa del secondo incidente probatorio con i periti di parte e della Procura). E questo è il secondo impedimento considerato che il governo vuole rassicurare i familiari delle vittime sul piano giuridico.

Il terzo ostacolo riguarda la nuova convenzione di Aspi. Il ministero delle Infrastrutture ha dato mandato all'Authority dei Trasporti di valutare il piano finanziario della concessionaria. Aspi ha appostato 3,4 miliardi per interventi straordinari che consentirebbero un calo delle tariffe di 1,5 miliardi per dieci anni (5% degli introiti previsti). Lo «sconto» esula dal dibattito sul tasso di remunerazione atteso all'1,75%. Al di sotto di quel valore per Cdp l'investimento potrebbe non essere più conveniente.

Resta la strada della revoca: il dl Milleproroghe ha abbassato unilateralmente il prezzo della rescissione a 7 miliardi dai 23 miliardi stabiliti. Aspi vincerebbe facilmente qualsiasi ricorso. Se Conte & C. vogliono i Benetton subito fuori, il prezzo c'è già: 23 miliardi.

Il resto è demagogia.

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