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I cinesi ci spiano dal 2006. Schedati Berlusconi e Renzi

Politici ma anche imprenditori e mafiosi nell'archivio italiano (oltre 4.500 nomi) di una società di Shenzhen

I cinesi ci spiano dal 2006. Schedati Berlusconi e Renzi

Politici, manager, vescovi, imprenditori, ambasciatori e mafiosi italiani sono finiti in un database custodito da una società cinese. Il Dragone spia e scheda 4.544 personaggi pubblici. Vita privata, profili social, blog, attività economiche e politiche: la Cina raccoglie informazione di ogni tipo sui personaggi schedati. Un Grande fratello che sarebbe iniziato, nel 2006, per conto del governo di Pechino.

Il database è finito nelle mani dei giornalisti del Foglio e di altre testate come Telegraph, Sunday Times, Indian Express, Globe and Mail e Australian Financial Review. Ad ogni profilo spiato è assegnato un codice identificativo. La schedatura si estende anche ad attività strategiche italiane come porti ed aeroporti. La società privata è la Zhenhua della città di Shenzhen. Sotto la ricerca «Italia» compaiono 4.544 profili. I 4.544 nomi e cognomi italiani contenuti nell'Okidb, l'Oversea Key Information DataBase cinese, - spiega Il Foglio - sono divisi in tre categorie. La prima è quella delle «persone politicamente esposte». Informazioni che si estendono ai nuclei familiari dei politici. Da Adriana Poli Bortone (la prima, in ordine alfabetico) a Walter Veltroni (l'ultimo), passando per Enrico Letta, Laura Boldrini, Lia Quartapelle, Giulio Tremonti. Nei dettagli si dice se la persona è ancora attiva oppure no, si forniscono una o due immagini.

La seconda parte italiana del database cinese - prosegue il quotidiano - è tra le più anomale, rispetto a un classico elenco telefonico di un'ambasciata o di un ministero. Sono catalogati circa 1.012 nomi che hanno a che fare con l'influenza e gli obiettivi della Cina. Alla famiglia Berlusconi viene riservata una radiografia puntuale con informazioni che riguardano tutto l'albero genealogico: mogli, figli, nipoti e amici. La terza parte italiana del database cinese - conclude Il Foglio - è la più importante. È un elenco di 2.732 nomi: ci sono indagati e condannati, in prevalenza appartenenti alla criminalità organizzata. Per ogni individuo sono indicate le parole chiave: estorsione, traffico di esseri umani, riciclaggio, traffico di droga, frode. Parole che indicano i reati per i quali sono sotto processo o condannati.

C'è Giovanni Palamara, narcotrafficante calabrese legato ai cartelli colombiani, direttamente collegato dall'intelligence cinese al boss Rocco Morabito e al clan Morabito-Bruzzaniti-Palamara. Altro nome finito nel database cinese è quello di Davide Battiato, arrestato nel 2017 e collegato a Santo La Causa, ex boss del clan Santapaola. E poi Gennaro Imparato, di Napoli, figlio di Franco, sospettato di essere il luogotenente del boss della camorra Francesco Mazzarella. Tutto ciò che si muove sul territorio italiano è controllato da Pechino. Non è una novità: più in volte in passato è stata segnalata l'ingerenza dell'intelligence cinese in Italia. Ma mai era stato realizzato un dossier così corposo sulla vita pubblica e privata degli italiani. Un'attività di spionaggio vera e propria che crea imbarazzo nelle relazioni tra Italia e Cina. E che fa scattare l'allarme.

«È inquietante - commenta in un post su Facebook Emanuele Fiano, deputato e responsabile Esteri del Pd - la vicenda raccontata oggi dal Foglio a proposito di una società legata all'intelligence cinese la quale avrebbe schedato migliaia di italiani dal 2006. Tra loro molti politici anche attuali.

È ovviamente una vicenda sulla quale chiederemo di fare piena luce investendo il Parlamento e in primo luogo il Comitato di controllo dei Servizi di informazione Copasir».

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