Barcellona sotto attacco

I cinque giorni di Younes "ragazzo tranquillo" nascosto tra i boschi

Il 22enne era l'ultimo membro della cellula Per un anno l'imam ha indottrinato i ragazzi

I cinque giorni di Younes "ragazzo tranquillo" nascosto tra i boschi

Si credeva invincibile, Younes Abouyaaqoub. E anche invisibile. Negli ultimi cinque giorni era un fantasma che si burlava di due corpi di polizia spagnola, più la Gendarmerie che lo aspettava oltre il confine francese. Decine di posti di blocco organizzati in un'area di 100 chilometri attorno Barcellona, in una caccia all'uomo senza precedenti. Gli agenti dei Mossos in cento unità avevano passato al pettine Ripoll, il piccolo comune di 20 mila anime dove viveva e dove si era radicalizzato assieme ai fratelli Oukabir andando a lezione, negli ultimi dodici mesi, dall'imam locale Abdelbaki Es Satty. La sua casa, assieme a quella dell'imam era stata svuotata, per cercare qualche indizio che mettesse gli inquirenti sulla giusta strada.

Younes si credeva molto abile. Giovedì pomeriggio, aveva dovuto attuare il piano B, in fretta e furia, dopo che le 120 bombole che dovevano brillare sulla Rambla, disintegrare la Sagrada Familia e colpire la spiaggia cittadina, erano andate distrutte nell'esplosione del 16 agosto ad Alcanar. Lì aveva perso cinque uomini e le munizioni. Gli erano rimasti solo i coltelli. Ma lui non si era perso d'animo e, in preda alla follia di onnipotenza, aveva guidato da solo il furgone a zig-zag uccidendo quattordici persone, falciandole senza pietà a 80 chilometri all'ora sulla Rambla, frenato soltanto dallo scoppio degli airbag. Ed era riuscito a sfuggire ai Mossos per ben due volte: prima a piedi, confondendosi tra i tanti turisti del mercato dalla Boqueria, poi all'ondata di proiettili degli agenti, incontrati in un posto di blocco della Diagonal. Lui, l'imprendibile, aveva sfondato i veicoli della polizia con una Focus lanciata a 100 all'ora e strappata dalle mani di un trentenne catalano, ucciso con una decina di pugnalate e lasciato sul sedile passeggero dell'auto, abbandonata a una ventina di chilometri dal centro.

Younes, polo a righe bianche e blu, occhiali da sole, scarpe da ginnastica, come un normale ventenne, da giovedì sera era svanito nel nulla. Molti indizi lo davano già in Francia. Mohamed Houli Chemlal, 21 anni, uno dei due unici spagnoli della baby-cellula, che da venerdì sera aveva iniziato a collaborare con gli inquirenti, aveva rivelato che c'erano contatti con jihadisti oltre i Pirenei.

Nel frattempo, i suoi cinque guerrieri, tra cui il 17enne Moussa Oukabir, che si pensava fosse lui il vero autore della strage sulla Rambla, nella notte tentavano di replicare l'attentato di Younes. Ma, fortunatamente, uccidevano una sola donna e finivano sull'asfalto crivellati dai colpi di una Mossos, avvolti in giubbotti esplosivi falsi. E allora che forse Younes ha capito che era vicino alla fine. Forse in quel momento ha iniziato a perdere l'ultimo briciolo di lucidità che aveva e ha indossato un altro giubbotto esplosivo finto e si è preparato a tutto. Anche alla morte a soli 50 chilometri da Barcellona, in una zona fitta di boschi, dove, forse, si era nascosto per quattro giorni, ricordando qualche insegnamento dell'imam Es Satty, la guida spirituale islamica dei baby-terroristi, che aveva studiato a Villoord, la città belga dei jihadisti ed era anche in contatto con la falange armata di Nassiriya, in Iraq: gli assassini che, tra il 2003 e il 2006, avevano ucciso cinquanta militari, tra cui venticinque italiani.

Ma Es Satty era andato e lui era solo in un bosco.

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