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I conti del governo. L'emergenza gas spinge al rinvio della flat tax. I tagli nei ministeri

Il deficit/Pil 2023 alzato al 4,5% libera 22-23 miliardi. Altri 10 dalla crescita 2022. Interventi su fisco e pensioni possibili solo con analoghi risparmi

I conti del governo. L'emergenza gas spinge al rinvio della flat tax. I tagli nei ministeri

«Risorse per oltre 30 miliardi fino a fine 2023» per contrastare il caro-energia, niente per la flat tax. Così il premier Giorgia Meloni ha presentato nella conferenza stampa successiva al Consiglio dei ministri l'aggiornamento della Nadef. Nel dettaglio, la versione della Nota con l'aggiunta del quadro programmatico prevede ora che il Pil 2022 cresca del 3,7% rispetto al 3,3% delle stime tendenziali dell'esecutivo Draghi, mentre l'anno prossimo dovrebbe rallentare al +0,6%, previsione invariata rispetto al quadro tendenziale.

Da queste premesse consegue che, sempre sulla base del piano programmatico, il rapporto deficit/Pil quest'anno si porterà al 5,6% (tetto fissato dal Def 2022), 0,5 punti in più della Nadef di Draghi con la liberazione di circa 9,5 miliardi di maggiore indebitamento. L'anno prossimo l'asticella è stata alzata al 4,5% dal 3,4% tendenziale, equivalente a una cifra tra 22 e 23 miliardi (a seconda del parametro che è stato fissato come deflatore del Pil).

«La proiezione triennale prevede decremento dell'indebitamento delle pubbliche amministrazioni fino al 3% nel 2025 e una discesa costante del debito/Pil al 141,2% nel 2025», ha spiegato il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti per sottolineare che «l'obiettivo è mitigare gli effetti del caro-energia per famiglie e imprese con un approccio prudente, realistico e sostenibile». Sostanziale soddisfazione in Consiglio dei ministri, non solo della Lega (che pure ha dovuto digerire la concentrazione delle risorse su un unico capitolo) ma anche di Forza Italia cui stavano particolarmente a cuore le misure anti-inflazione. «La destinazione esclusiva delle risorse è ovvia; non si poteva fare diversamente», ha sottolineato Meloni.

Questo ammontare consistente prelude non solo alla proroga fino a fine degli aiuti finora approvati con particolare focus sul taglio di accise e Iva sui carburanti in scadenza il 18 novembre (il governo interverrà in sede di Aiuti-ter), ma anche sul potenziamento dei bonus energia per i redditi bassi, su una loro applicazione indipendente dall'Isee e sullo stop ai distacchi.

Accanto alla Nadef è stato poi approvato un emendamento al dl Aiuti-ter che sblocca le trivellazioni per garantire gas a prezzi calmierati alle imprese. Si facilitano e si ampliano le concessioni «chiedendo ai concessionari di mettere a disposizione da subito gas tra 1000 e 2000 milioni di metri cubi da destinare a imprese energivore e gasivore, il 75% del potenziale stimato» di estrazione gas, ha chiosato il premier. Meloni, però, ha auspicato che in sede europea si trovi un accordo per sbloccare le risorse dei fondi di coesione 2014-2020 non utilizzati («Il 50% non è stato speso», ha ricordato) allo scopo di fronteggiare l'emergenza.

Insomma, ruota tutto attorno all'energia e poi «ci sono gli altri interventi delle politiche invariate», ha proseguito il titolare del Tesoro, accennando alla decina di miliardi di interventi già spesati, dalle missioni estere al minitaglio del cuneo alla rivalutazione delle pensioni. E per tutto il resto ogni spesa dovrà essere coperta all'interno dello stesso settore di intervento altrimenti non rispetteremmo l'obiettivo di mettere tutte risorse a disposizione energia», ha precisato Giorgetti proprio per ribadire la rigidità dell'impianto. Tant'è vero che è prevista una spending review. «Vogliamo mettere a servizio questi risparmi contro il caro-bollette, ciascuno dovrà fare qualche sacrificio: 800 milioni nel 2023, 1,2 miliardi nel 2024 e 1,5 miliardi nel 2025» e il Mef è interessato per il 50%.

Il prossimo appuntamento è il voto del Parlamento sulla risoluzione pro Nadef, probabilmente giovedì.

Poi, il nuovo decreto Aiuti.

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