Roma - Una decisione che peserebbe sul futuro dell'Italia. Un terremoto ben più pesante della Brexit (nessuno a Londra ha bloccato i pagamenti) che nel medio termine spingerebbe il Paese di fatto fuori dall'Unione, gravato da una fama di inaffidabilità. Nel breve, comporterebbe il blocco dei contributi dell'Ue all'Italia e una multa salata, compresi gli interessi.
La minaccia del vicepremier Luigi Di Maio di sospendere i pagamenti all'Unione europea non è stato un successo. È stata corretta persino dal vicepremier Matteo Salvini. Il leader della Lega, protagonista del braccio di ferro con l'Ue sul nodo migranti, sui contributi italiani all'Unione non si è sbilanciato e ha di fatto rimesso la discussione negli unici binari possibili, quelli dell'approvazione del prossimo budget.
L'impegno a pagare è stato preso quando è stato approvato il bilancio 2014-2020. Non è un caso che il ministro degli Esteri Enzo Moavero abbia parlato di un «dovere legale».
Rifiutarsi di onorare l'impegno significherebbe violare una norma e quindi incorrere in un procedimento della giustizia europea. Quanto possa essere seria la minaccia lo ha ricordato ieri Fabio Colasanti, oggi nel consiglio di amministrazione di RaiWay ma che tra il 1996 e il 1999 era stato direttore del dipartimento Bilancio della Commissione Ue. L'agenzia Agi ha riportato la sua testimonianza: un errore materiale non corretto, un ritardo di pochi giorni, comportò una sanzione milionaria. Inevitabile anche il pagamento degli interessi.
Ma la minaccia di Di Maio è difficile da attuare anche se il governo decidesse di agire al di fuori delle regole. Il leader M5s ha parlato di 20 miliardi di euro. Cifra che circola da tempo, ma non corrisponde alla realtà. L'Italia è un contribuente netto dell'Ue ma la cifra versata ogni anno è di poco meno di 14 miliardi. A fronte - e questo è il dato centrale - di 12 miliardi ricevuti a vario titolo.
I soldi italiani che partono da Roma a Bruxelles (per la precisione da un conto del Tesoro intestato all'Unione) sono solo il saldo tra le due misure, quindi due miliardi.
Difficile non pagarli. Facilissimo che la commissione la Commissione decida in quel caso la contromisura più temuta, il blocco dei contributi all'Italia, compresi i fondi di coesione per le regioni del Sud. Nemmeno il Regno Unito ha bloccato i pagamenti dopo il referendum sulla Brexit. Uno degli aspetti della trattativa è infatti la cifra che Londra dovrebbe pagare fino al 2020.
L'unica arma che l'Italia può utilizzare è la trattativa sul prossimo bilancio europeo, che entrerà in
vigore dal 2020. I negoziati sono appena iniziati e per fare passare il budget serve l'unaminità dei membri dell'Unione. L'Italia può decidere di pesare a quel tavolo , ma dovrà cercare da subito degli alleati affidabili.
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