"I dem in crisi: non hanno più identità politica"

"Molti sono entrati nel Pd solo per ragioni legate all'esperienza personale o per la carriera politica che avevano già fatto, ma senza sapere bene cosa volessero e senza elaborare mai alcunché"

"I dem in crisi: non hanno più identità politica"
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«Molti sono entrati nel Pd solo per ragioni legate all'esperienza personale o per la carriera politica che avevano già fatto, ma senza sapere bene cosa volessero e senza elaborare mai alcunché». Gianfranco Pasquino, professore emerito di Scienza politica nell'Università di Bologna, commenta così l'uscita di alcuni dirigenti dal Pd.

La Schlein ha ragione quando sostiene che chi ha lasciato il Pd aveva sbagliato indirizzo quando vi è entrato?

«Il Pd ha un problema di fondo: non ha una cultura politica e, quindi, quelli che entrano portano con sé dei frammenti di cultura, ma non c'è una ricomposizione e, appena vedono qualcosa che non piace, se ne vanno affermando che il partito è cambiato. Ma cambiato rispetto a cosa? Al Pd precedente? No, rispetto alla loro idea di Pd nel quale sono entrati».

Ma l'idea originaria del Pd qual era?

«L'idea originaria del Pd non era molto ben congegnata. Era quella di mettere insieme le grandi culture politiche riformiste del Paese, a cominciare dalla cultura politica cattolico-democratica e dalla cultura politica comunista che, secondo me, aveva aspetti riformisti. Includeva anche la debole cultura ambientalista, ma dimenticava completamente la cultura socialista. Era un'idea inadeguata, ma soprattutto queste culture arrivavano all'incontro esauste. Mancava un ideologo, ad eccezione di Pietro Scoppola. Importanti ideologi socialisti, invece, vennero messi da parte».

Il Dna del Pd attuale, comunque, non è più quello del Pd delle origini?

«La valutazione migliore la diede D'Alema: fu un amalgama mal riuscita che nessuno ha mai cercato di rimettere insieme. Attualmente non si sa bene cosa sia il Pd e, quindi, qualcuno può dire: la mia idea era questa, non è più così e me ne vado'. Lasciare il partito è sempre un errore perché lo si indebolisce e non ci si rafforza. La Schlein sta cercando di cambiarlo, ma ho l'impressione che neanche lei sappia esattamente cosa vorrebbe fare».

Il Pd, quindi, non ha mai avuto un'identità propria?

«Sì, penso questo. Credo, però, che potrebbe averla perché c'è uno spazio politico per i riformisti, ma non ci sono riformisti dentro il Pd.

Servirebbe un partito europeista che vuol dire avere una visione internazionale, una visione ambientalista e di rispetto delle regole. Dove sono gli europeisti? La Schlein ha alle spalle un'esperienza europea che dovrebbe valorizzare, ma vedo che non lo fa».

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