Roma Il ministro tentenna, la sindaca latita, il governatore non c'è. Così, la storia degli sgomberi a Roma, con scontri e violenze connessi, diventa caso nazionale e ogni protagonista accusa l'altro.
Scendono in campo anche le toghe rosse di Magistratura democratica, chiedendo un «cambiamento di rotta». Dicono «no all'ordine pubblico al posto di politiche sociali» e auspicano «un radicale cambio di paradigma» da parte dei colleghi, per far prevale «i diritti sociali e umani su quelli di proprietà». Per la corrente di sinistra, le linee guida per l'esecuzione degli sgomberi del ministero dell'Interno dovrebbero «attenuare i risvolti pratici più gravi delle azioni di polizia».
Gli ex occupanti del palazzo di via Curtatone, da sabato sera presidiano Campidoglio e Prefettura, pretendendo un incontro con «le istituzioni». Che, a quanto sembra, non sanno che pesci pigliare. Presto, il titolare dell'Interno Marco Minniti e la prima cittadina della capitale Virginia Raggi dovrebbero incontrarsi, dopo che il primo ha trattato l'altra da «inadempiente» e lei ha scaricato ogni colpa sul governo, dicendo che, prima, lei deve «occuparsi dei romani». Anche la Regione potrebbe essere chiamata a intervenire.
Oggi un tavolo tecnico al Viminale dovrebbe chiarire il piano per ricollocare i 400 rifugiati etiopi ed eritrei che da mercoledì sono in strada. Una nuova direttiva darà ai prefetti più poteri per requisire edifici pubblici vuoti, anche quelli confiscati alle mafie, ma in base al decreto sicurezza di aprile non si potranno effettuare nuovi sgomberi senza offrire un'alternativa agli occupanti.
Insomma, uno stop che va incontro alle richieste dell'ala di sinistra della maggioranza e provoca le proteste accese del centrodestra.«Inaccettabile l'idea -dice l'ex presidente del Senato Renato Schifani, di Forza Italia- di dare le case popolari a chi occupa abusivamente uno stabile. Capisco la necessità di garantire l'ordine pubblico ma lo Stato non può premiare chi ha violato la legge, così danneggiando invece chi l'ha rispettata e confida nella tutela sacrosanta dei propri diritti e delle proprie aspettative». Per Roberto Calderoli della Lega, «così si farebbe passare un messaggio sbagliato e tutti sarebbero autorizzati a occupare abusivamente, tanto poi o non verrebbero sgomberati o verrebbero collocati altrove». E la presidente di FdI, Giorgia Meloni, spiega che, «una volta che lo Stato ti riconosce lo status di rifugiato diventi un normale residente sul nostro territorio: devi trovarti un lavoro e un alloggio come fanno tutti e se occupi abusivamente ne subisci le conseguenze, al pari di qualunque altro cittadino».
La sospensione degli sgomberi viene contestata dal centrodestra quanto applaudita dalla maggioranza. Emma Bonino, ex ministro degli Esteri e leader radicale, denuncia «gli imprenditori della paura, da Salvini a Di Maio».
Matteo Colaninno del Pd loda «buon senso e capacità amministrativa» di Minniti, assicurando che la collaborazione fra sindaci e prefetti eviterà «il ripetersi di casi simili a quelli romani». Quella che sembrava una svolta di rigore rischia di scoppiare come una bolla di sapone.
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