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I documenti nella macchina e la pista dell'odio anti-turco

Il killer è un tedesco di origini armene. Nell'auto materiale su Ankara. Le tensioni tra immigrati

I documenti nella macchina e la pista dell'odio anti-turco

«Siamo sotto shock per un gesto che ci riporta alla memoria l'attacco di Breitscheidplatz e anche perché non conosciamo le motivazioni di quanto è successo oggi». Nelle parole pronunciate dalla sindaca di Berlino, la socialdemocratica Franziska Giffey, c'è tutto lo sgomento di una Germania di nuovo alle prese con un incubo ricorrente: quello del terrore. Una paura che la mancanza di indicazioni rende solo più grave. Al mercatino di Natale di Breitschadplatz, la pista del terrorismo di matrice islamica era apparsa con chiarezza: i tedeschi hanno fatto i conti con un radicalismo di importazione spesso coltivato nelle numerose moschee del paese. Nel passato anche recente della Repubblica federale, si sono registrati scontri violenti infracomunitari: su tutti gli attacchi di nazionalisti turchi legati ai Lupi grigi della madrepatria a danno della comunità curda. La Germania, d'altronde, è un paese ad alto tasso di immigrazione. Nel 2021, secondo l'Ufficio federale di statistica (Destatis), 22,3 milioni di persone - ossia il 27,2% della popolazione tedesca - aveva «un background migratorio», come si dice in tedesco. E i numeri sono in salita, come riporta lo stesso Destatis ricordando che nel 2020 i tedeschi di origine straniera erano 21,9 milioni. Il dato non sorprende: al di là della molto contestata apertura delle frontiere ai profughi mediorientali decretata dall'ex cancelliera Angela Merkel nell'agosto del 2015, la Germania è la quarta economia globale e una meta ambitissima dell'immigrazione economica mondiale. È dunque fisiologico che alcune delle tensioni che esistono in altre aree del mondo si riverberino nel paese d'arrivo, soprattutto là dove la presenza di stranieri è più forte, nei Länder occidentali dove nel 2020 il 29,8% delle persone aveva un background migratorio contro il 9,1% nei territori dell'ex Ddr.

Ma se le tensioni fra curdi e turchi non fanno quasi più notizia, la violenza fra armeni e turchi rappresenterebbe un'amara conferma per le autorità tedesche. Nel dicembre del 2020, il vescovo di Colonia della Chiesa apostolica armena in Germania, Serovpe Isakhanyan, aveva scritto una lettera al governo della Renania Settentrionale-Vestfalia avvertendo che «circoli ultranazionalisti turco-azerbaigiani» stavano usando il conflitto nel Nagorno-Karabakh (una regione caucasica contesa da armeni e azeri) come un'opportunità per «trasferire il conflitto anche in Europa e incitare i loro sostenitori contro gli armeni locali». «Prendiamo particolarmente sul serio le minacce di questo gruppo violento e ultranazionalista, che generalmente persegue un'ideologia fascista, antisemita e anticristiana», aveva aggiunto preoccupato il vescovo. Un riferimento diretto alle minacce dei Lupi Grigi in Germania, considerati una delle più estese organizzazioni estremistiche nella Repubblica federale, contro la locale comunità armena. L'attacco di ieri potrebbe essere il segnale di una reazione violenta di uno squilibrato che ha preso di mira i passanti sul Ku'damm per manifestare il proprio odio contro Ankara e i suoi alleati azeri, anche perché - ha riferito all'Ansa la portavoce della polizia Anja Dierschke - «nell'auto, intestata alla sorella dell'uomo alla guida, sono stati rinvenuti alcuni cartelloni di quelli che si espongono alle manifestazioni, i cui contenuti fanno riferimento alla Turchia». Le autorità non escludono dunque la pista antiturca: in serata il Comando della polizia per le operazioni speciali (Sek) ha fatto irruzione nella casa di Gor H.

con un ariete e un robot da ricognizione per trovare nuovi indizi su un possibile movente.

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