«Abbiamo denunciato Corrado Augias per diffamazione». Lo conferma al Giornale Pietro Loffredo, papà di Fortuna (Chicca), la bambina violentata e uccisa a Caivano. Pomo della discordia, la frase infelice pronunciata dallo scrittore su La7.
«Fortuna aveva 6 anni, ma vestiva e si atteggiava come una 18enne», aveva detto Augias commentando l'abbigliamento della bimba. «Le bambine vedono i grandi e vogliono truccarsi o vestirsi come loro - spiegano i genitori di Chicca -. Non c'è nulla di male. Delle due l'una: o Augias si è espresso male, oppure pensa davvero una sciocchezza simile. E allora deve farsi curare da uno psichiatra».
Ma lo scrittore di fare marcia indietro non ci pensa minimamente. Anzi, rilancia con fare sprezzante: «Insisto nel sostenere che permettere a una bambina di atteggiarsi come una signorinetta è improprio. I bambini devono restare bambini. Non è un giudizio morale, è un giudizio di opportunità su cosa deve essere l'infanzia - sottolinea in una dichiarazione all'Ansa -. Quanto alla querela nei miei confronti, li perdono e li capisco, perché il dolore che devono avere provato è immenso e da questo punto di vista gli sono vicino».
Augias riserva una stoccata anche a chi sul web lo accusava di voler giustificare i pedofili: «Questa è una cosa che mi indigna profondamente. Chi l'ha sostenuta non merita neppure una risposta».
Ma nella giornata di ieri hanno impresionato soprattutto alcuni sviluppi legati all'inchiesta sulla morte di Chicca abusa e buttata giù dall'ottavo piano dello stabile 3 al Parco Verde. Per quello stupro, ripetuto chissà quante volte è culminato in un omicidio, in carcere c'è il pluripregiudicato Raimondo Caputo e, per complicità, la sua compagna Marianna Fabicchi (che ieri è stata picchiata in cella dalle compagne, proprio come era accaduto giorni fa a Caputo). Proprio indagando sugli abusi di Caputo sulle tre figlie minorenni della Fabocchi, gli inquirenti hanno scoperto che Caputo era anche l'autore di ripetute violenze su Fortuna, punita con la morte per essersi rifiutata di cedere all'ennesima violenza.
In questa raccapricciante vicenda di Chicca - che si interseca con incredibili analogie alla morte di Antonio Giglio, 4 anni (anche lui gettato dal settimo piano del medesimo palazzo dell'orrore) - non esistono adulti innocenti ma solo adulti colpevoli; esattamente colpevoli di cosa dovrà accertarlo la magistratura, ma l'impressione è che la carrellata delle insospettabili infamità sia ancora lunga.
Ieri, intanto, la Procura di Napoli Nord ha indagato (per false dichiarazioni all'autorità giudiziaria) altri quindici residenti dell'edificio delle case popolari, dove hanno perso la vita prima Antonio (il 27 aprile 2013) e poi Chicca (il 24 giugno 2014). E dove sarebbe stata attiva (e forse lo è ancora) una rete di pedofili che avrebbe predato l'innocenza di moltissimi bambini.
Sul fronte giudiziario le novità riguardano il nucleo della famiglia Guardato, cioè quella della mamma della piccola Fortunata Loffredo. Tra i neo indagati - secondo l'anticipazione data ieri dal sito del quotidiano Il Mattino di Napoli - ci sarebbe anche Domenica Guardato (la madre di Chicca, appunto). Per i carabinieri della compagnia di Casoria, la donna (intervistatissima in questi giorni da TV e carta stampata) avrebbe preordinato ed messo in pratica l'attentato incendiario, con il lancio di una bottiglia molotov contro il basso di via Santa Barbara a Caivano, dove Marianna Fabozzi fino era agli arresti domiciliari dallo scorso mese di novembre, quando fu arrestata insieme al convivente Raimondo Caputo. «Non so le motivazioni di quest'atto giudiziario - ha commentato la donna -. Della cosa si occuperanno i nostri avvocati»: legali che precisano: «La nostra cliente non è tecnicamente indagata. C'è stata solo un'informativa dei carabinieri». L'attentato incendiario, si verificò un paio d'ore dopo che era stata resa pubblica la notizia dell'arresto di Raimondo Caputo.
Il secondo colpo di scena, riguarda la morte misteriosa dell'altro bambino, Antonio Giglio. Angoscianti le parole della nonna: «Marianna, la mamma di Antonio, come ha potuto fare quello che ha fatto? Dire tutte quelle bugie? Non ha un cuore. Io ho paura che sia stata lei a buttare giù suo figlio».
Nessuna richiesta ufficiale è arrivata finora in Procura per un'eventuale esumazione del piccolo, precipitato «casualmente» da una finestra del palazzo dell'orrore.
Ma il
padre di Antonio non si rassegna: «Voglio la verità sulla morte di mio figlio. Ogni volta che ho chiesto notizie e tentato di portare un fiore sulla tomba di mio Antonio, sono stato minacciato e picchiato».L'orrore continua.
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