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I giallorossi contro la Lega che incassa l'applauso di Fdi

Maggioranza in tilt. Pd, M5s e Leu furiosi con Salvini che strappa. Il partito della Meloni: un atto di coraggio

I giallorossi contro la Lega che incassa l'applauso di Fdi

«Questo è un precedente molto grave: gli accordi, una volta sottoscritti, vanno rispettati». Raccontano di un Mario Draghi insolitamente duro e arrabbiato, alla vigilia del Cdm di ieri.

Il «voltafaccia» di Matteo Salvini sul decreto aperture, dopo che nella «cabina di regia» la maggioranza aveva cercato, limato e alla fine sottoscritto all'unanimità, Lega inclusa, l'accordo sui tempi e i modi delle riaperture, ha mandato in tilt la maggioranza. Spaccando lo stesso Carroccio, visto che i ministri leghisti - Giancarlo Giorgetti in testa - avevano dato via libera all'intesa, che prevedeva già che orari e regole sarebbero stati via via modificati con l'avanzare della stagione e della campagna vaccinale.

Poi però, alla vigilia del Consiglio dei ministri, è iniziato da fuori il bombardamento di Matteo Salvini, con l'annuncio che il suo partito si sarebbe astenuto se non fossero state accolte le nuove richieste. Il premier però non ha battuto ciglio: «C'è un calendario deciso tutti insieme pochi giorni fa, non si cambia». E i ministri leghisti, sia pur a denti stretti, si sono astenuti. È il primo strappo nella maggioranza, e la tensione si alza immediatamente. Pd e Leu accusano la Lega di destabilizzare il governo a fini di consenso. I Cinque stelle fanno sponda: «Dobbiamo fare gioco di squadra per non permettere a Salvini di dare le carte», ragiona un dirigente grillino. «Così però è difficile andare avanti - dice un membro di governo dem - il problema non è dentro l'esecutivo: con Giorgetti, Garavaglia e gli altri si lavora bene e senza grandi incomprensioni. È Salvini che non riesce a reggere una linea responsabile: vede i sondaggi, sente la Meloni che lo strattona e esce pazzo». E infatti, di lì a poco, i meloniani lanciano una palla avvelenata alla Lega, plaudendo al suo «atto di coraggio» e chiedendo di andare avanti nel «dimostrare la coerenza del centrodestra». Contro il governo di cui la Lega fa parte.

Così, a sera, è il Carroccio ad essere nella posizione più difficile: un piede saldamente dentro al governo, con i ministri ben decisi ad andare avanti nel sostegno a Draghi tanto più nel momento in cui si intravede l'uscita dalla pandemia e si sta per varare il Recovery Plan, e l'altro piede fuori. E con lo spettro della disastrosa estate del Papeete a sconsigliare nuove scelte traumatiche che poi non si sanno gestire. Infatti Salvini smussa i toni, fa sapere che c'è «grande fiducia» in Draghi e che già si lavora con lui alle prossime misure di apertura. Ma anche per gli alleati la situazione non è facile da gestire: «La linea ondivaga e irresponsabile di Salvini mette in difficoltà il governo», accusa il vicesegretario Pd Provenzano. I dem però stentano a trovare un proprio profilo in maggioranza. «A me pare assurdo arroccarsi sul totem del coprifuoco alle 22 e della linea dura di Speranza - sbotta un senatore - regalando ai leghisti una bandiera e facendoli diventare l'unico interlocutore di Regioni e intere categorie».

Non a caso Italia viva, invece, aveva aperto all'addolcimento del coprifuoco, misura ritenuta sempre più indigeribile da larga parte della pubblica opinione.

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