Una donna minuta, a lutto per la morte dell'amato marito, entra in una banca nel Québec per mettere al sicuro i gioielli di famiglia. È il 1940 e quella donna è arrivata in Canada in fuga dall'Europa come tanti altri a cui i nazisti danno la caccia. Non si tratta di una profuga qualunque, ma di Zita di Borbone-Parma, l'ultima imperatrice d'Austria-Ungheria, vedova di quel Carlo I d'Asburgo-Lorena con cui nel 1918 tramontò il dominio plurisecolare dell'aquila bicipite su gran parte dell'Europa. Come chi li trasporta, anche i preziosi sono regali: sono i gioielli di famiglia degli Asburgo, che Carlo I detto "l'ultimo" ordinò di prelevare dal tesoro imperiale nell'Hofburg di Vienna prima di lasciare per sempre la sua capitale con Zita e il primogenito Ottone.
Erano i giorni concitati del novembre 1918, quando la Duplice Monarchia franava con la sconfitta nella Prima guerra mondiale. Senza abdicare formalmente, Carlo I partiva con i familiari per l'esilio prima in Svizzera, dove erano giunti i gioielli, poi a Madeira dove si sarebbe spento nel 1922 dopo aver tentato per due volte di reclamare il regno d'Ungheria come inizio della restaurazione asburgica, sempre invano ma sempre col determinato sostegno di Zita. Alla morte del consorte, proclamato beato nel 2004 per aver cercato di porre fine alla Grande Guerra, l'ex imperatrice iniziava come in un romanzo di Joseph Roth un pellegrinaggio europeo tra le corti dei cugini in cerca dell'appoggio per riportare Ottone sul trono. Durante questi anni, in cui Zita contattò Benito Mussolini per ottenere il sostegno del duce alla restaurazione di Ottone, dei gioielli Asburgo si persero le tracce.
Un tesoro in cui brillava il leggendario diamante Fiorentino da 137 carati appartenuto al duca di Borgogna Carlo il Temerario di Valois. Sinceri monarchici nostalgici dell'Austria Felix e avidi collezionisti inseguiti da spietati falsari hanno invano dato la caccia ai gioielli, considerati più volte dispersi o smontati e immessi sul mercato. Oggi, a vergare la parola fine in questa storia che pare uscita da Il mondo di ieri di Stefan Zweig è Carlo d'Asburgo-Lorena, figlio di Ottone. Durante un'intervista con Der Spiegel in un caffè di Vienna, Carlo ha rivelato che i gioielli degli Asburgo "non sono mai andati smarriti". Soltanto, la famiglia era stata vincolata da Zita al massimo segreto sul luogo di conservazione del tesoro, almeno fino al centenario della morte dell'amato sposo. Fino a un anno fa, nemmeno Carlo ne sapeva nulla: "Mio padre ne parlò di sfuggita una volta, ma all'epoca non vi attribuii alcuna importanza e non ci pensai più". Ora, il Fiorentino e gli altri preziosi conservati in Canada sono stati certificati autentici dai gioiellieri Köchert di Vienna, "fornitori della Casa Imperiale e Reale dal 1814". La repubblica austriaca potrebbe reclamare la proprietà del tesoro conservato in Canada, dove gli Asburgo intendono esporlo.
Tuttavia, come in una novella di Roth o Zweig, il ricordo del nipote di Zita più che ai gioielli va con aristocratica sprezzatura al bagaglio in cui vennero trasportati da sua nonna, tenace oppositrice di nazismo e comunismo: "È una piccola valigia da migrante, in cui qualcuno porta i suoi ultimi averi durante la fuga".Un bagaglio di dimensioni ridotte in cui è stata nascosta una grande storia, che oggi torna alla luce del sole crepuscolare degli Asburgo.