I giudici contro Trump: truppe illegali

Il tribunale: "Le proteste non sono ribellione". Ma la sentenza è sospesa in appello

I giudici contro Trump: truppe illegali
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Donald Trump può mantenere, almeno per ora, la Guardia Nazionale e i Marines schierati in California in riposta alle proteste contro i raid anti-clandestini. Mentre milioni di americani si preparano a scendere in piazza in tutto il paese contro l'amministrazione Usa, la corte d'appello del nono circuito ha sospeso la decisione del giudice della corte distrettuale federale di San Francisco Charles R. Breyer, che vietava a Trump di mantenere le truppe a Los Angeles. Il togato aveva definito le azioni del tycoon «illegali», spiegando nella sentenza che «sono andate oltre i limiti della sua autorità violando il decimo emendamento della Costituzione» e creando un «pericoloso precedente per future attività militari interne». «Trump - sosteneva - deve pertanto restituire immediatamente il controllo della Guardia Nazionale della California al governatore» Gavin Newsom. L'amministrazione tuttavia ha fatto immediatamente ricorso, con una memoria inviata a notte fonda dal dipartimento di Giustizia in cui ha parlato di una «straordinaria intrusione nell'autorità costituzionale del presidente, in qualità di comandante in capo, di richiamare la Guardia Nazionale quando necessario per proteggere i funzionari federali». Dopo poco, l'ordine è stato sospeso da un collegio di tre giudici (due nominati da Trump e uno da Joe Biden) «in attesa di ulteriori disposizioni». Per ora quindi i soldati sono rimasti sotto il controllo di The Donald, e martedì ci sarà un'udienza in cui i tre giudici decideranno se prolungare il blocco della sentenza del tribunale federale. Prima della decisione della corte d'appello, Newsom aveva esultato dicendo che la sentenza di San Francisco «ha confermato ciò che tutti sappiamo: l'esercito appartiene al campo di battaglia, non alle strade delle nostre città» invitando di nuovo l'inquilino della Casa Bianca a «porre fine all'inutile militarizzazione di Los Angeles», e dicendo che «se non lo farà confermerà le sue tendenze autoritarie». Nella città degli angeli, intanto, regnava una calma apparente in vista delle proteste in programma oggi in tutto il paese contro le politiche di Trump, insieme alla grande parata militare organizzata dal presidente per celebrare il 250esimo anniversario dell'esercito americano (oltre che il suo 79esimo compleanno). Le manifestazioni No Kings in programma sono almeno 1.500 in 1.400 città Usa (o addirittura 2mila, secondo il Washington Post). A New York si prevedono tra le 50mila e le 100mila persone in marcia lungo la Fifth Avenue, da Bryant Park a Madison Square Park, nel cuore di Manhattan. Altre dimostrazioni sono previste a Brooklyn, nel Queens, Staten Island, Long Island e New Jersey, nonché nei sobborghi a nord della metropoli. E appuntamenti sono in calendario in tutte le grandi città, da Chicago ad Atlanta, da Los Angeles a Philadelphia. Gli organizzatori hanno invece deciso di evitare eventi a Washington per «non dare all'amministrazione l'opportunità di fomentare il conflitto e poi focalizzare l'attenzione su di esso» ha spiegato Leah Greenberg, co-direttrice di Indivisible, uno dei gruppi partner.

Nella capitale, dove si tiene la parata, non si vuole concedere al presidente la scusa di sopprimere le manifestazioni, visto che già nei giorni scorsi il tycoon ha minacciato di usare la forza contro eventuali proteste.

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