I giudici smontano il caso Salvini: "L'Italia non doveva fornire un approdo"

Le motivazioni dell'assoluzione dell'allora ministro dell'Interno dall'accusa sulla Open Arms: "Era tenuta la Spagna a tutelare i diritti delle persone a bordo"

I giudici smontano il caso Salvini: "L'Italia non doveva fornire un approdo"
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Chiudere i porti e difendere i confini dell'Italia non è reato, portare qui i migranti neanche, ma sarebbe stato più giusto (per i richiedenti asilo) farli sbarcare a Malta o al massimo in Spagna anziché "bighellonare" in giro per il Mediterraneo pur di forzare le politiche anti migratorie del primo governo di Giuseppe Conte, quello dei decreti Sicurezza anti Ong, il premier che per primo si è messo a spiare Luca Casarini e mezzo equipaggio di Mediterranea grazie ai servizi e che oggi se ne vergogna.

È una sentenza a mettere ko l'opposizione e le Ong pro migranti come Open Arms, che aveva convinto i pm di Palermo a portare alla sbarra l'allora ministro dell'Interno Matteo Salvini per un reato spregevole come il sequestro di persona e che ora medita di fare appello, anche se la Procura che si lecca le ferite ha più di un dubbio. Al di là dei soldi buttati e dei sei anni sulla graticola, il leader leghista si gode una vittoria che "non cancella l'amarezza di un processo, risultato dell'odio politico della sinistra contro me".

Intorno a mezzogiorno iniziano a circolare le 272 pagine delle motivazioni della sentenza con cui i giudici del tribunale di Palermo il 20 dicembre scorso hanno assolto Salvini di non aver (subito) fatto sbarcare i 147 migranti soccorsi nel Canale di Sicilia. Secondo la Corte, guidata da Roberto Murgia, "l'Italia non era obbligata a concedere il Place of safety o Pos (porto sicuro, ndr)" né ad accogliere la nave Open Arms né di coordinare "nessuno dei tre eventi Safe and rescue dell'1, 2 e 9 agosto 2019" avvenuti in zone Sar non italiane, visto che la nave dell'Ong spagnola, che "navigava in acque internazionali, a oltre 50 miglia dalle coste italiane" sarebbe potuta tranquillamente andare in Spagna o Malta. L'Italia ci ha messo troppo? "I tempi trascorsi in attesa del Pos potevano legittimamente spiegarsi (anche tenuto conto dei considerevoli tempi ordinari di sbarco impiegati in altre operazioni di salvataggio concluse in Italia, anche in epoca diversa dalla reggenza Salvini del Ministero dell'Interno) con l'esigenza di provvedere prima alla distribuzione dei migranti fra gli Stati Europei", aggiungono i giudici. E comunque "la concessione del Pos non era "un obbligo giuridico dell'Italia", dunque non c'erano i presupposti per i reati ipotizzati dalla Procura. Era invece il governo di Madrid, sotto la cui bandiera la Ong solcava il mare, l'unica "tenuta a tutelare i diritti delle persone a bordo" e dunque, secondo il ragionamento dei giudici, l'unico Paese obbligato a a fornire l'approdo in un Pos.

Il tribunale di Palermo "scagiona" la Open Arms, sostenendo che è giusta la decisione della nave di soccorrere i migranti nella missione 65 salvando "donne, uomini e bambini che si trovavano in alto mare, a bordo di imbarcazioni precarie e in imminente pericolo di vita" e così "adempiendo agli obblighi" e "operando all'interno del perimetro normativo delle convenzioni internazionali". Chiudere i porti italiani non significava rimandare la nave in Libia, Paese "in cui sussisteva un ragionevole rischio di subire un pregiudizio alla propria vita, alla libertà, ovvero all'integrità psicofisica" ma "confidare che soprattutto Spagna e Malta (che ha accusato l'Ong di "bighellonare" intorno all'Italia) avrebbero dato diritto di asilo, senza violare "i propri diritti fondamentali internazionalmente riconosciuti".

"La sentenza che riconosce la correttezza assoluta di Salvini adotta una motivazione tecnicamente ineccepibile, chi ha sbagliato è stata proprio Open Arms nel non cercare altre soluzioni", sottolinea il legale del leghista, la presidente della commissione Giustizia del Senato Giulia Buongiorno.

I pm di Palermo che hanno istruito il processo vogliono parlare con il procuratore Maurizio de Lucia prima di valutare l'appello, Open Arms invece è impaziente: "Attendiamo le valutazioni della Procura della Repubblica, afferma in una nota Oscar Camps, il capo dell'organizzazione che non si è perso un'udienza. L'opposizione che ha lucrato sul Salvini "torturatore di migranti" ha il buon gusto di non commentare e il cattivo gusto di non chiedere neanche scusa.

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