I "grillini per Salvini" sono già pronti

Una ventina di 5S farebbero i "responsabili" in caso di crisi

I "grillini per Salvini" sono già pronti

Alla vigilia del Consiglio dei ministri che potrebbe aprire ufficialmente, con tutti i crismi, la crisi di governo sul caso del sottosegretario leghista Armando Siri, alcuni grillini tirano fuori la metafora della «fisarmonica» per spiegare le continue convulsioni del gruppo parlamentare del M5s. Il concetto è questo: se Luigi Di Maio si sposta a destra, avvicinandosi all'alleato Matteo Salvini, si apre una crepa interna a sinistra con i mugugni della corrente «ortodossa» legata al presidente della Camera Roberto Fico. Quando, come avviene ormai da qualche mese, il capo politico ribatte colpo su colpo al Carroccio provocando tensioni nell'esecutivo, allora rispuntano i «grillini per Salvini». Il Giornale ne aveva parlato già il 20 dicembre 2018. All'epoca gli stellati un po' gialli e un po' verdi erano quantificabili in una ventina all'incirca, piuttosto silenti, ma pronti al salto della quaglia in caso di rottura del patto tra Lega e Cinque Stelle.

Ora, con alcune possibilità in più che a Palazzo Chigi salti tutto, la situazione viene descritta come «fluida e in movimento». Le truppe potrebbero muoversi a seconda delle ipotetiche accelerazioni che si verificheranno ai piani alti. E le fila dei nuovi «responsabili» si ingrosserebbero di conseguenza. L'identikit del grillino per Salvini è presto tratteggiato: sono in maggioranza parlamentari alla prima legislatura, molti eletti nei collegi uninominali e pescati dalla «società civile», provengono soprattutto dalle regioni del Sud, dove il Movimento aveva fatto man bassa di collegi alle ultime elezioni politiche. Nessuno di loro, ça va sans dire, vuole tornare al voto con il rischio di non essere ricandidato oppure di non riuscire a superare la lotteria dei clic alle parlamentarie su Rousseau. E c'è anche un altro problema, legato al calo dei consensi del M5s. Lo ammette un deputato vicino a Di Maio, possibilista sulla riuscita dell'operazione: «In effetti, se si andasse a votare a breve, è difficile che il Movimento possa replicare il risultato del 4 marzo». Meno voti meno seggi, meno poltrone. Più concorrenza interna tra i grillini. Perciò sale la tentazione di sostenere un eventuale esecutivo di centrodestra, o tecnico, almeno all'inizio direttamente dai banchi del Gruppo Misto, già popolato da ex stellati espulsi.

La strategia dei peones incollati allo scranno fa il paio con altri nodi irrisolti all'interno dei gruppi M5s di Camera e Senato. Parecchi dei «grillini per Salvini» sono insoddisfatti dal modo di gestire i parlamentari da parte di Di Maio, un atteggiamento definito «accentratore». Basato su un modello top down, in cui le decisioni giungono preconfezionate dall'alto al basso. Senza contare i mal di pancia degli eletti stanchi di versare soldi al partito e all'Associazione Rousseau di Davide Casaleggio. E poi, nel lavoro parlamentare quotidiano, grillini e leghisti dicono di andare d'amore e d'accordo.

Un peone, pure sminuendo la portata dell'operazione filo-Salvini, ci tiene a sottolineare: «Per certi versi, le tensioni tra Di Maio e Salvini ci appaiono lontane. Nelle commissioni lavoriamo benissimo con i leghisti, speriamo di continuare così».

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