La richiesta contiene una minaccia: se il M5s non otterrà la presidenza della Camera dei deputati sarà paralisi. Il 23 marzo cominceranno a Montecitorio i lavori della nuova legislatura: il primo passaggio istituzionale sarà l'elezione del presidente della Camera. La poltrona su cui Luigi di Maio, forte dei numeri che assegnano ai grillini 223 deputati su 630, non intende arretrare di un millimetro.
Il capo politico del Movimento motiva l'intransigenza con la possibilità di avere mani libere per l'abolizione dei vitalizi, cavallo di battaglia della propaganda pentastellata. Dietro il bluff dei vitalizi, si nasconde la realtà dei numeri: i voti dei 223 deputati del M5s sono fondamentali per eleggere il successore di Laura Boldrini e il Movimento punta sul cavallo più sicuro. Diversamente dal Senato, dove dal quarto scrutino si va al ballottaggio, a Montecitorio le altre forze politiche sono costrette a fare i conti con il peso parlamentare della squadra di Di Maio. E il leader sa bene che la vera partita per piazzare un esponente dei Cinque stelle su una sedia si gioca innanzitutto alla Camera dei deputati.
I tre nomi su cui il leader dei grillini punta per portare a casa la terza carica dello Stato sono Riccardo Fraccaro, Emilio Carelli e Roberto Fico. La soluzione più accreditata è quella di Fraccaro: il deputato trentino che Di Maio ha già inserito nell'ipotetico governo del M5s con la delega dei Rapporti con il Parlamento. Buone chance di spuntarla anche per l'ex direttore Skytg24 Emilio Carelli. Mentre il nome di Fico potrebbe essere la carta di riserva che Di Maio calerebbe per sedare gli animi nell'ala ortodossa del Movimento in disaccordo con un patto con la Lega di Matteo Salvini. L'opzione Fico viene considerata come extrema ratio dai vertici del Movimento, che temono un indebolimento della leadership di Di Maio. Il coniglio dal cilindro corrisponde invece al nome di Alfonso Bonafede, altro fedelissimo di Di Maio, indicato come ministro della Giustizia nel governo pentastellato. L'operazione per piazzare un grillino alla Camera passa in ogni caso da un'intesa con le altre forze politiche che per ora, dicono dall'M5s, «è sul metodo». Ma va superato l'ostacolo Lega che vorrebbe chiedere la presidenza per Giancarlo Giorgetti, tenendo, per ora, in freezer Roberto Calderoli per Palazzo Madama. Ieri, i due capigruppo del M5S, Danilo Toninelli e Giulia Grillo, imposti da Di Maio, hanno avviato il primo giro di consultazioni, incontrando gli esponenti di Pd, Lega, Leu e Forza Italia. Mentre con Giorgia Meloni, leader di Fdi, c'è stato un colloquio telefonico. Toninelli ha chiarito come l'elezione dei presidenti dei due rami del Parlamento sia sganciata dalla trattativa sul governo. Una mezza verità: nella prima seduta di Montecitorio si potranno verificare convergenze future.
Il Pd ha affidato ad Ettore Rosato il commento sull'incontro con il M5S: «Se il nome proposto ci convince lo votiamo, altrimenti ve lo votate voi. Potevamo dire che siamo all'opposizione e quindi non votiamo nulla, invece abbiamo detto che valuteremo in base ai nomi.
Se i profili sono adeguati, non abbiamo preclusioni trattandosi di cariche istituzionali». Sui nomi glissa anche Toninelli: «Siamo nella fase iniziale di condivisione di un percorso che è stato iniziato dal Movimento 5 Stelle in piena trasparenza». Ma i tempi stringono e i grillini hanno fretta di chiudere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.