I migranti della Diciotti tutti in un'ex caserma A bordo pure gli scafisti

Portati a Messina, poi saranno ridistribuiti La polizia ferma tre egiziani e un bengalese

I migranti della Diciotti tutti in un'ex caserma A bordo pure gli scafisti

Cronaca di uno sbarco annunciato, ma con inattesi risvolti giudiziari. Inevitabile, lo sbarco, anche per le molteplici pressioni esercitate dalle autorità sanitarie. Prima dell'annuncio del via libera allo sbarco per tutti dalla Diciotti era arrivato quello del direttore dell'Aifa, Stefano Vella, appena nominato, che informava il ministro della Salute, Giulia Grillo, delle sue dimissioni perchè non poteva «tollerare il modo in cui le persone vengono trattate in un Paese dove esiste un sistema universalistico di garanzia della salute» in riferimento appunto al caso Diciotti. Dopo lo sbarco restano aperte tutte le questioni che ruotano intorno alla gestione del flusso ininterrotto dei migranti. L'attenzione in questi giorni si è concentrata sulla Diciotti ma intanto sono continuate ad arrivare centinaia di persone dal Nord-Africa su imbarcazioni di fortuna, gommoni e barche a vela, piccole e difficilmente individuabili. Solo negli ultimi dieci giorni di agosto sono arrivati con questi micro sbarchi meno visibili, e ignorati dai media concentrati sul caso Diciotti, altri 277 migranti.

Dopo lo sbarco degli ultimi immigrati rimasti a bordo della Diciotti però, c'è stata una svolta a sorpresa: quattro dei migranti sono stati sottoposti a fermo dalla polizia perché ritenuti i presunti scafisti che hanno condotto l'imbarcazione con a bordo gli immigrati poi soccorsi dalla«Diciotti e sbarcati in Sicilia. Ai quattro, si apprende da fonti del Viminale, vengono contestati associazione per delinquere finalizzata alla tratta di persone, favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, violenza sessuale e procurato ingresso illecito. Si tratta di tre cittadini egiziani e di uno del Bangladesh. Nelle prossime quarantotto ore la magistratura dovrà decidere se convalidare le accuse.

Quale sarà il destino degli altri migranti sbarcati dalla Diciotti? Un gruppo è stato ricoverato in ospedale a causa delle precarie condizioni di salute mentre in 135 sono stati sistemati nell'hot-spot realizzato nell'ex caserma Gasparro di Messina. In tutto 135 dunque non 137 come si era detto in un primo momento perché due eritrei erano già riusciti ad allontanarsi dalla nave calandosi in acqua. Si tratta di due uomini sfuggiti ai controlli nella notte di sabato. I due migranti in fuga avrebbero già preso contatto con un legale per richiedere asilo politico. Procedura che probabilmente verrà seguita anche dagli altri: una ventina di loro sarà accolta in Albania, altrettanti in Irlanda. Per tutti gli altri è stata data la disponibilità all'accoglienza dalla Conferenza episcopale italiana, che li distribuirà in centri e parrocchie in tutta Italia.

Come per tutti i migranti che arrivano seguendo la rotta del mediterraneo verranno identificati e potranno fare richiesta di protezione internazionale per vedersi riconoscere lo status di profughi o almeno la protezione per motivi umanitari.

Le cifre però ci dicono che oltre la metà delle domande di protezione internazionale, il 53,8 per cento, presentate tra il 1 agosto 2017 e il 31 luglio 2018, è

stata respinta. Ovvero su circa 90mila migranti soltanto 40mila hanno diritto all'asilo. E gli altri? Restano comunque visto che nello stesso periodo i rimpatri effettuati sono stati soltanto 8.034, compresi i volontari.

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