"I nostri ragazzi non hanno bisogno delle categorie che servivano a noi"

La voce di Teresa Summa, insegnante di Italiano e Latino al Liceo Parini di Milano

"I nostri ragazzi non hanno bisogno delle categorie che servivano a noi"
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Teresa Summa ha 51 anni, insegna Italiano e Latino al Liceo Parini di Milano e abita a due passi dalla centralissima scuola. Snebbia la visione plumbea che si ha della società e del suo involversi con una lettura decisamente rasserenante sul futuro.

Non è preoccupata per i suoi figli e per i suoi studenti?

«Per niente. So di poter avere grande fiducia in loro».

Da genitori, abbiamo già scelto di crederle! Ma spieghi...

«Noi siamo pieni di ansia, perché noi non crediamo più nel futuro. Ma la generazione dei nostri figli ha smesso di imitarci, di mutuare i nostri stili. Dopo il Covid le mie paure si sono attenuate».

Quando sono esplose quelle degli altri...

«Oggi è come se i nostri figli fossero usciti da una guerra. Si sono abituati a reinventarsi, sono più allenati all'imprevedibilità, al tempo vuoto. Siamo noi che abbiamo bisogno di leggere la mappa per navigare nel mondo, loro nemmeno cercano la mappa».

Teresa Summa
Teresa Summa

Quindi se la caveranno perché non sono come noi?

«L'importante è che archivino le nostre categorie. Che vivano e basta. Stay hungry, stay foolish come diceva Steve Jobs e loro sono affamati di sfide e matti ma in un modo meraviglioso. E poi, a differenza nostra, sanno chiedere aiuto, magari sono infantili nell'approccio ma hanno soft skill che non ci sogniamo».

È naturale però cercare di essere una garanzia per loro come i nostri genitori hanno fatto per noi.

«Hanno fatto moltissimo e ci hanno lasciato moltissimo, anche in termini economici. Salvo dirci che loro venivano dal dopoguerra e che per noi e i nostri figli sarebbe stato tutto più semplice, tutto sarebbe stato meglio. Come si è visto, non è andata così».

Quindi dovremmo rilassarci, lasciar fare e smettere di sentirci in colpa per il futuro che non gli sappiamo apparecchiare?

«Potremmo apparecchiargli un'alternativa a questa Democrazia, che così com'è, a mio avviso, oggi è il vero problema. E potremmo spronarli a non abbandonare la politica. Ma ripeto, io ho fiducia. Questa generazione mi fa venire in mente la deliziosa protagonista del romanzo Momo».

Sì,

di Michael Ende. In che senso?

«Proprio come Momo che non sapeva contare e finiva col salvarsi dalla tirannia dei ladri del tempo, questi ragazzi non si lasciano fregare. E non si lasceranno rubare il loro tempo».

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