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I numeri choc: 105mila arrivi nel 2022

Il Centro Astalli polemizza con il governo ma conferma l'emergenza

I numeri choc: 105mila arrivi nel 2022

Un'emergenza solare, conclamata dai dati prima di essere dichiarata dall'esecutivo. A cominciare dal numero dei migranti sbarcati in Italia tra primo gennaio e 13 aprile di quest'anno: 32.321. Un numero che è il quadruplo rispetto agli sbarchi nello stesso periodo registrati nel 2021 e 2022 (8.505 e 8.432 rispettivamente). Anni già di numeri choc, basti pensare che nel 2022 sono arrivati via mare in Italia 105.129 migranti, di cui 13.386 minori non accompagnati. Il sistema di accoglienza nazionale ha registrato alla fine del 2022 un totale di presenze pari a 107.677 persone.

Eppure il Centro Astalli sede italiana del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati pur disegnando un quadro senza dubbio critico nel suo rapporto annuale sui migranti che si sono rivolti al centro nel corso del 2022 (10mila solo a Roma, 18mila negli otto enti che fanno capo al Centro), sceglie di negare che la situazione sia, appunto, emergenziale, accusando il governo di mettere in cantiere, quanto all'immigrazione, «politiche fuori fuoco». E lo fa proprio nel corso della presentazione del documento, alla presenza di padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro, del cardinale Matteo Maria Zuppi, numero uno della Cei, e della giornalista Bianca Berlinguer, chiamata a moderare l'incontro.

Una presa di posizione politica decisamente contraria alle scelte del governo, messa subito in chiaro proprio da Ripamonti che, di fronte alla decisione dell'esecutivo, spiega di non nascondere «amarezza e delusione». Quanto all'ondata di sbarchi, nonostante l'evidenza numerica dell'incremento rispetto agli ultimi anni, il presidente del centro Astalli sostiene che «i numeri dei flussi non sono nuovi» e che «la risposta ai flussi sono politiche umane e non una politica senza visione e senza futuro». E anche se Ripamonti ammette la difficoltà della situazione per il centro di accoglienza di Lampedusa, il religioso aggiunge polemico: «Da quanto tempo sappiamo che la capienza dell'hotspot di Lampedusa è di 400 posti?». All'esecutivo, inoltre, viene rimproverato di non aver «capitalizzato» la positiva esperienza fatta con gli ucraini in fuga dalla guerra, negando la stessa qualità di accoglienza a chi fugge da Afghanistan o Siria e finendo per creare «rifugiati di serie A e rifugiati di serie B».

Polemico, non poco, anche il presidente della Cei e arcivescovo metropolita di Bologna, Zuppi. Il porporato chiamato da Papa Francesco a guidare la conferenza episcopale a maggio scorso, rimarca come siano «quaranta anni che dobbiamo uscire dalla logica dell'emergenza» sostenendo che, in anni passati, la situazione degli sbarchi in Italia fosse peggiore di quella attuale, senza aver portato però alla dichiarazione dello stato di emergenza. Anche Zuppi riconosce le criticità dell'hotspot di Lampedusa, arrivando a definire quella dell'isola «la vera emergenza».

Ma subito aggiusta il tiro ricordando che, se già dieci anni fa il Papa era andato sull'isola per lo stesso motivo, «è difficile dire che è un'emergenza come fosse uno tsunami che arriva improvvisamente».

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