Roberto Fabbri
Hanno insistito fino all'ultimo, ma non hanno ottenuto niente. Ci ha provato la Francia con il presidente Emmanuel Macron in persona. Ci ha provato il Regno Unito con il ministro degli Esteri Boris Johnson. Ci ha provato la cancelliera tedesca Angela Merkel. (E perfino Paolo Gentiloni, premier uscente di un governo esautorato che quel trattato non l'ha potuto firmare, ha detto che l'accordo con Teheran va mantenuto).
Ma una volta resisi conto che Donald Trump avrebbe fatto di testa sua, ai leader dei tre Paesi europei firmatari dell'intesa di tre anni fa con l'Iran non è rimasto che concordare telefonicamente le loro posizioni di sconfitti nella mezzora precedente la dichiarazione ufficiale con cui il presidente ha fatto a pezzi il trattato tenacemente voluto dal suo predecessore Barack Obama, esprimendo mestamente il loro «rammarico».
Nel suo discorso dai toni se possibile più radicali del solito, Trump ha assicurato di voler «lavorare con gli alleati per trovare una soluzione alla crisi nucleare». Ma non deve sfuggire il punto essenziale: il presidente americano intende dire che si dovrà lavorare alle sue condizioni, soprattutto tenendo conto delle dure sanzioni che ha promesso di ripristinare contro chi non collaborerà con lui per ridurre Teheran a rinegoziare il trattato da cui gli Stati Uniti, in ogni caso, escono. E le sanzioni americane ricadranno, indirettamente, anche sulle aziende europee che continueranno a fare affari con gli iraniani.
Una situazione frustrante per l'Europa, costretta a fare i conti una volta di più con la propria impotenza e la propria sostanziale irrilevanza politica a livello mondiale. A poco è valsa l'assicurazione di Donald Tusk, presidente del Consiglio Europeo, che alla prossima riunione dei capi di Stato e di governo dell'Unione che si terrà a Sofia «l'approccio dell'Ue sarà unito sull'accordo con l'Iran così come sul dossier commerciale». Ed è parsa velleitaria la reazione al discorso di Trump di Federica Mogherini: «L'accordo è cruciale per la sicurezza della regione, dell'Europa e del mondo intero - ha detto la rappresentante della politica estera di Bruxelles -. L'Ue è determinata ad agire in conformità con i suoi interessi di sicurezza e a proteggere i suoi investimenti. Preserveremo l'accordo».
Chi vivrà vedrà. Intanto il pratico Macron, preso atto della nuova situazione, ha annunciato che Parigi si impegnerà «a lavorare insieme per un nuovo accordo più ampio con l'Iran».
È la ripresa delle concessioni che il presidente francese aveva fatto al collega americano in occasione del loro recente incontro: Trump gli aveva chiesto di appoggiare la sua idea di denunciare il trattato per poi rinegoziarlo su basi più ampie che tenessero conto del minaccioso espansionismo militare dell'Iran in Medio Oriente, ma Macron l'aveva seguito solo sulla seconda metà della richiesta. E adesso, giocoforza, da lì si dovrà ripartire.
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