Secondo i sondaggi - non so quanto siano attendibili - Matteo Salvini è in forte ascesa: avrebbe addirittura superato, nel gradimento degli elettori, Beppe Grillo, uno dei fenomeni politici di maggior rilievo degli ultimi anni. Il capo e rianimatore della Lega, data per morta e ora in galoppante rimonta (9 per cento), dispone di una quantità mostruosa di consensi personali: 20 per cento. Ullallà! Ciò ha destato lo stupore e l'indignazione della Repubblica , intesa come quotidiano organo della sinistra generica un tempo scalfariana e ora debenedettiana, la quale per la penna di Francesco Merlo, ottimo calligrafo, si lancia in un'analisi del successo padano da cui risulta che Salvini è un cialtrone di talento, capace di scaldare i cuori plebei con argomenti da osteria numero uno, numero due, numero tre. E via andare con le solite accuse di razzismo e populismo.
La disamina di Merlo non è priva di verità, ma non difetta nemmeno di luoghi comuni beceri quanto quelli propagandati dalle camicie verdi. Lo dico con rispetto dell'autore, al quale sono vincolato da antica amicizia ovviamente disinteressata, cioè autentica. Ma il problema, in questo caso, non riguarda il nostro rapporto, bensì una diversa visione delle cose del mondo. Quello dei nordisti, come tutti i movimenti politici, è un gruppone di gente semplice, culturalmente simile al M5s e, perché no, al vecchio Pci: uomini e donne che badano al concreto, attenti a questioni terra terra e insofferenti ai discorsi complessi, se non contorti, dei cosiddetti intellettuali.
Sorprende che a Merlo sfugga ciò che invece è sotto gli occhi di tutti: il popolo, che sia di destra, di sinistra o di centro, è popolo. E come tale non merita di essere né esaltato né disprezzato. Agisce spontaneamente e ha un denominatore comune: la voglia di sopravvivere. Un obiettivo poco ambizioso, ma difficile da cogliere. Cerco di spiegarmi. Merlo e quelli che gli assomigliano (numerosi) pensano per esempio che l'occupazione abusiva di case dell'Aler (Azienda lombarda edilizia residenziale) non sia un dramma, ma una faccenda marginale indegna di essere trattata a livello politico. Forse non si rende conto della realtà.
Parlo di Milano perché ci campo. Molti meneghini di nascita e di adozione, che hanno ottenuto faticosamente un alloggio di proprietà pubblica, oggi - forse anche ieri - non osano abbandonarlo neanche cinque minuti perché temono, in loro assenza, di esserne espropriati. Accade infatti che i senza tetto, specialmente stranieri, non appena un appartamento rimane incustodito, lo requisiscano con la forza e non lo mollino più, consapevoli che nessuna autorità li costringerà alla ritirata e a restituire il maltolto. Merlo, come d'altronde io stesso, è lontano da rogne di questo tipo e probabilmente le considera roba minima, «roba de barbun», come cantava Enzo Jannacci. Ma non è così. Sono migliaia gli anziani che tornando a casa dopo un ricovero in ospedale la trovano abitata da altri e non riescono a farsela restituire.
Storie del genere non sono sciocchezze da prendersi alla leggera, eppure soltanto la Lega di Salvini se ne fa carico. Ed è questo il motivo per cui costui è apprezzato dalla base. I cavalli di battaglia dei padani sono vari. Un gruppo di medici - raccontavano i giornali di ieri - è preoccupato perché ai sospetti malati di Ebola non si impone la quarantena. I sanitari hanno dichiarato senza mezzi termini: il rischio che il virus si diffonda è enorme. Il governo se ne impipa. Salvini no. Urla, strepita, si incavola. E il popolo gli va appresso non perché egli sia più potente di San Gennaro, ma perché è l'unico che veicola l'allarme.
Che dire di Mare nostrum? L'Europa dell'invasione extracomunitaria se ne lava le mani, e l'Italia si arrangia come può. Gli immigrati vengono sistemati in albergo, spesati di tutto punto fino a 1.000 euro il mese. Ottimo. Ma i connazionali pensionati che campano con 600 euro non sono contenti di osservare che è meglio essere profughi anziché italiani. Chi ne interpreta il malumore, la disperazione? Salvini. Poi Merlo si meraviglia che il leader nordista avanzi nella classifica del gradimento politico?
Due parole sulla perduta sovranità nazionale in favore dei burocrati europei. La discussione sul tema è in corso in tutto il continente, non solo in Lombardia. Marine Le Pen, ispiratrice di Salvini, con il suo partitone (ex partitino) è in crescita esponenziale: plebea pure lei? Possibile che siano popolani ripugnanti soltanto coloro che fanno l'occhiolino ad Alberto da Giussano e non i buzzurri comunisti che per mezzo secolo hanno ammorbato il Paese con scioperi, cortei, violenze e addirittura terrorismo organizzato in eserciti? Nulla da obiettare sui pentastellati il cui slogan più efficace è «vaffanculo»? Costoro sono chic o plebei?
Quando i proletari gridavano «Fascisti, borghesi ancora pochi mesi», erano baronetti, aristocratici? D'accordo, i leghisti spesso tracannano qualche mezzo litro di troppo, ma ciò basta a renderli meno accettabili dei manifestanti di sinistra che, ogni due per tre, vanno in piazza, rovesciano automobili, sfondano i bancomat, aggrediscono la polizia salvo dire di esserne stati aggrediti?
Caro Francesco Merlo, i plebei padani non hanno mai fatto male a nessuno, mentre i cafoni rivestiti da progressisti, quelli che progettavano i picchetti davanti alle
fabbriche, i cortei nelle metropoli, le occupazioni delle scuole e delle università, le aggressioni con le spranghe e le P38, hanno creato le premesse del disastro in cui siamo immersi. Chi dobbiamo applaudire e chi fischiare?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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