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"I politici arancioni? Persone adorabili solo per l'aperitivo"

I giudizi di Buttafuoco su Doria, De Magistris, Pisapia & co: "Vanitosi e squinternati col terrore del politicamente corretto"

"I politici arancioni? Persone adorabili solo per l'aperitivo"

I sindaci arancioni, da definizione di Pietrangelo Buttafuoco, sono «rivoluzionari falliti ormai entrati nella categoria dei piritolli ». Spiegheremo tra un po' cosa il giornalista e scrittore siciliano intenda con quest'ultima siculissima parola. Prima però serve dire chi sono i «sindaci arancioni»: Marco Doria, Ignazio Marino, Luigi De Magistris, Giuliano Pisapia (le loro sventurate e talora allagate città le sapete). Una combriccola di «imbarazzanti» con una sola funzione storica: sancire la fine di quella capacità del vecchio e austero partito comunista di selezionare rigorosamente la sua classe dirigente. «Ma ormai si è smesso di essere comunisti per essere di sinistra ». Da qui il colore arancione, versione sbiadita del rosso. E da qui i piritolli : coloro cioè che «stanno con il ditino alzato con l'ambizione di spiegare il mondo con argomenti gassosi e non solidi».

Una chiacchierata con Buttafuoco è una fatica bestiale. Al netto della sua prosa dolce e densa come il miele, c'è il fatto che dà i compiti a casa: rimanda a un'intervista ad Alessandro Gassmann sul degrado di Roma e ad altri articoli, invia mail con immagini e recensioni dello spettacolo Buttanissima Sicilia (tratto da un suo libro) la cui prima è andata in scena giorni fa a Caltanissetta. Una canzone fa riferimento al governatore Rosario Crocetta: oggi, garantisce lui, «la canta tutta la Sicilia». Praticamente un'intervista con allegati.

Tutto nasce da una gag andata in onda ieri mattina su Radio 24 , con Buttafuoco che ipotizza le contromosse del sindaco di Genova all'alluvione: «Doria dispone la distribuzione delle copie della Costituzione, la più bella del mondo ovviamente; dispone che in caso di nuove piogge i genovesi possano riparare nei cinema dove potranno ammirare La Trattativa di Sabina Guzzanti; infine forma un comitato di salvezza con De Magistris, Marino e Boldrini appunto». Se non vero di certo verosimile. «Del resto gli squinternati arancioni quando sono in difficoltà, hanno due strade: o ricorrere alla stupidaggine del registro per le unioni civili dei gay. Oppure farsi spedire un proiettile. Oh, intelligentissimo».

Non resistiamo. Chiediamo a Buttafuoco i ritrattini di ognuno dei «benecomunisti» (definizione sua). Marco Doria da Genova: «È una gag, ma i genovesi se lo sono votato e ora se lo godono. Non è altro che l'espressione di una vanità, di una presunta superiorità antropologica. Lui, poi, è anche nobile...».

Ignazio Marino da Roma: «Si è fatto crescere la barba per non farsi riconoscere, un caso di cosmesi a scopo di occultamento. Non è capace di togliere un sacchetto di spazzatura, però stigmatizza un omaggio a Priebke a Castel Sant'Angelo. La sua cifra politica è data dal fatto di essere riuscito a far rimpiangere ai romani Alemanno. Perfino coloro che al tempo lo sponsorizzarono ora se ne vergognano».

Luigi de Magistris da Napoli: «Piritollo del genere che travisa il concetto di legalità. Il fatto che ora faccia il sindaco in strada conferma il suo dna da tribuno popolaresco, che ha ormai abbandonato il suo popolo per andare in cerca di una plebe».

Giuliano Pisapia da Milano: «Persona adorabile tra divani, olive, aperitivi. Una sceneggiata di Mario Merola: uommene scicche e femmene pittate ».

L'intruso: Rosario Crocetta da Palermo: «Caso estremo di politico che non sapendo risolvere i problemi li criminalizza. Va in giro col giubbotto antiproiettile e pretendeva di entrare all'Europarlamento con la scorta. Attenuante: in Sicilia chiunque viva in quei palazzi diventa un Federico II in sedicesimo».

L'intrusa/2: Laura Boldrini: «Un fake di se stessa. Vive in un'apnea di egolatria. Uno la guarda e si chiede: possibile che esista un mondo che fa riferimento a quello che dice lei?».

Ecco, chi è l'elettore di riferimento di tutta questa gente? «Il target è lo spettatore di Fabio Fazio. La professoressa col cerchietto che si identifica con quel mondo perché corrisponde ai luoghi comuni di cui si nutre.

Hanno soppiantato le maestre beghine della mia infanzia. Ma quelle organizzavano il consenso tramite il terrore di finire in ginocchio sui ceci. Queste agitano il terrore del politicamente scorretto». Cosa sia peggio, beh, decidetelo voi.

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