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I poliziotti protestano: "La legge sulla tortura un regalo ai criminali"

Oggi in piazza a Roma e Milano contro il nuovo articolo del codice penale. I sindacati: "La classe politica disprezza chi protegge i cittadini"

I poliziotti protestano: "La legge sulla tortura un regalo ai criminali"

«Caro cittadino come posso aiutarti quando il sistema che difendo mi avversa ed è il mio peggior ostacolo? Contro i delinquenti so cosa fare ma contro il fuoco amico non posso difendermi». I poliziotti denunciano il sistema di potere e decidono di scendere in piazza oggi a Roma e Milano per comunicare direttamente agli italiani il proprio disagio.

Per la precisione la Polizia denuncia il nuovo articolo 613-ter del codice penale già approvato dal Senato che punisce l'istigazione a commettere tortura da parte del pubblico ufficiale nei confronti di altro pubblico ufficiale. La pena della reclusione da 6 mesi a 3 anni si applica a prescindere dalla effettiva commissione del reato di tortura, per la sola condotta di istigazione. Di fatto se un pedofilo chiede ad un altro pedofilo di violentare una bambina e quest'ultimo non commette reati, non è punibile; se un mafioso ordina ad un altro di sciogliere nell'acido una persona e quest'ultima non lo fa, non è punibile; se a commettere «istigazione» è invece un poliziotto nei confronti di un collega, a prescindere o meno dall'adempimento di quell'ordine, viene punito.

In particolare, l'articolo 613-bis del codice penale punisce con la reclusione da 4 a 10 anni chiunque «con violenza o minaccia, intenzionalmente cagiona ad una persona a lui affidata, o comunque sottoposta alla sua autorità, vigilanza o custodia, acute sofferenze fisiche o psichiche».

Gianni Tonelli, segretario nazionale del Sap (Sindacato autonomo di polizia), promotore della inedita protesta, dice: «Siamo esterrefatti, per non dire altro, di fronte alle intenzioni del legislatore, che forse sono quelle di dotare i facinorosi, gli estremisti, gli anarchici e i tanti altri che ritroviamo in strada a manifestare non pacificamente e non senz'armi, di un altro strumento di lesione potentissimo dei tutori della sicurezza: basterà denunciare di aver subito “una sofferenza psichica”(?), magari in un interrogatorio, per poter accusare gli uomini e le donne in divisa del reato di tortura». Amara la sua deduzione: «Viene da chiedersi, a questo punto, da che parte stia la classe politica di questo Paese, perché, se così è, non ci rimane altra strada che arrenderci di fronte alla chiara volontà di stendere al tappeto definitivamente l'istituzione della Polizia di Stato e, più in generale, le forze dell'ordine, che attualmente sono in ginocchio per tutte le problematiche che le attanagliano».

Giustamente il sindacato di polizia si domanda: come si misura l'acuta sofferenza psichica? Come l'acuta sofferenza psichica può tramutarsi in una sanzione criminale? Durissima l'accusa di Tonelli al «Partito dell'antipolizia»: «Il reato di tortura, in Italia, porta con sé un pesante fardello di disprezzo ideologico, il desiderio mai sopito di “dare una lezione” alle forze di polizia e agli operatori, una sorta di vendetta da parte di chi le divise non le ama e non le vuole: basti pensare che tra i promotori della legge ci sono soggetti ben noti ai nostri archivi, gente che ha fatto “carriera” fomentando le piazze e che ora si ritrova in Parlamento, (ben) pagata da tutti noi!».

Mai si era toccato con mano come accade oggi lo scontro frontale tra l'istituzione preposta alla tutela della sicurezza dei cittadini e il potere legislativo. I poliziotti sono giustamente esasperati. Con uno stipendio medio di 1.350 euro, che dal 2010 subisce il blocco del tetto salariale che si traduce in una perdita mensile di 300 euro lordi, in aggiunta al blocco parziale degli straordinari, la vita di un agente che rischia la vita tutti i giorni e che per di più si vede abbandonato dallo Stato, è diventata frustrante. Il Sap aveva inoltre evidenziato il fatto rilevantissimo che le nostre forze dell'ordine sono inadeguate a fronteggiare il terrorismo islamico che oggi più che mai rappresenta un'emergenza nazionale, per ragioni anagrafiche (l'età media è di 45 anni a causa delle limitazioni alle assunzioni), la scarsità delle risorse e l'insufficiente addestramento.

Hanno ragione da vendere quando i poliziotti, in un opuscolo che verrà distribuito oggi, denunciano che gli italiani sono abbandonati a se stessi e che la nuova legge sulla tortura è un lasciapassare per i delinquenti.

Cosa mai dovrà accadere in Italia affinché questo sistema di potere capisca che le forze dell'ordine vanno sostenute e non osteggiate? Possibile che non comprendono che se non investiamo sulla sicurezza finiremo per pagare dei costi pesantissimi a tutti i livelli? Ascoltate i poliziotti prima che sia troppo tardi.

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