Europa

I prezzi non scendono e l'industria soffre. Ma Lagarde tira dritto: "Altri aumenti"

A giugno l'inflazione rallenta la corsa al 6,4%, ai minimi da 14 mesi. L'allarme al Parlamento Ue: "Più ritardi nel pagamento dei prestiti"

I prezzi non scendono e l'industria soffre. Ma Lagarde tira dritto: "Altri aumenti"

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Le polemiche dall'Italia e i dati incoraggianti sull'inflazione non scalfiscono lo smalto di Christine Lagarde. La presidente della Bce, dal dibattito conclusivo di Sintra, in Portogallo, ha ribadito a 24 ore di distanza che «resta ancora molto da fare» sui tassi d'interesse. Scontato quindi un nuovo rialzo a luglio, poiché «non vediamo evidenze tangibili» che i prezzi si stiano «stabilizzando e scendendo». Madame Bce ha aggiunto che il board non sta «considerando una pausa» alle strette monetarie e, alla riunione di settembre, si deciderà «in base ai nuovi dati».

Eppure, ieri, l'Istat ha divulgato stime preliminari non disprezzabili sul carovita: grazie al rientro nei ranghi dei costi sui beni energetici, l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività, al lordo dei tabacchi, registra un aumento del 6,4% su base annua (ai minimi da 14 mesi), contro il +7,6% del mese di maggio. Per la prima volta, da oltre due anni, si evidenzia una variazione congiunturale nulla (cioè in media i prezzi non sono aumentati rispetto al mese prima). L'inflazione di fondo, al netto di alimentari freschi ed energia, è scesa al 5,6% dal 6% del mese scorso: è un buon segnale, a cui di solito le banche centrali guardano per decidere sui tassi.

Cala, ma non abbastanza, il cosiddetto «carrello della spesa», che include alimentari, beni per la pulizia della casa e per l'igiene personale: a giugno, in termini tendenziali, sono passati da +11,2% a +10,7%. L'inflazione acquisita è rimasta stabile per il 2023 al +5,6%.

Insomma, il quadro è di una situazione ancora non ottimale, ma che sembra in via di miglioramento. A maggior ragione se si considera che gli effetti dei rialzi dei tassi (4% in meno di un anno) ancora non si sono del tutto trasmessi all'economia. Già però patisce l'industria: sempre l'Istat ha evidenziato che ad aprile il fatturato è sceso in termini tendenziali dell'1,8%, con flessioni del 2,5% sul mercato interno e dello 0,4% su quello estero. Un segnale netto di indebolimento dell'economia italiana, che dovrebbe quanto meno suggerire prudenza sui prossimi rialzi dei tassi, soprattutto dopo che un'importante economia come quella tedesca la recessione la sta già toccando con mano. Perché, allora, rischiare di aggravare la situazione? «Il nostro scenario di base non include una recessione», afferma Lagarde, «ma il rischio c'è sempre»: nel 2023 le stime della Bce vedono una crescita dello 0,9%. La linea è chiara: va bene anche la recessione, purchè l'inflazione torni al target del 2%.

Un approccio da falco che riesce in un'impresa curiosa: mettere il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, sulle posizioni del governo Meloni. «Dopo sette rialzi dei tassi», è il commento del leader sindacale, «l'annuncio del presidente della Bce di un ulteriore aumento a luglio rappresenta una scelta sbagliata e controproducente per l'intera economia europea». È dello stesso avviso il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, secondo il quale «alzare ancora una volta i tassi di interesse» è un'impostazione che «rallenta la crescita e scarica ulteriori costi su lavoratori, famiglie e sistema delle imprese».

Sempre ieri, il presidente della vigilanza Bce, Andrea Enria, ha riferito al Parlamento Ue che l'effetto benefico sugli utili delle banche indotto dal rialzo dei tassi sta per finire. Gli istituti sono solidi, ha detto, ma «gli sviluppi della qualità degli attivi mostrano un quadro contrastante». In particolare, le banche della zona euro segnalano un aumento dei ritardi nei «pagamenti dei prestiti in modo generalizzato». La Bce sta inoltre chiedendo alle banche di restituire i finanziamenti: «Anche se alcune potrebbero trovarsi di fronte a difficoltà nell'attuale fragile contesto di mercato», osserva Enria.

Tutti elementi che dovrebbero far riflettere a Francoforte.

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