I professori universitari fanno le tute blu: sciopero e stop agli esami da settembre

In 5400 tra docenti e ricercatori boicotteranno il primo appello autunnale

I professori universitari fanno le tute blu: sciopero e stop agli esami da settembre

Roma - Quest'anno l'autunno caldo lo faranno i professori: niente esami fino al 31 ottobre. È partita ieri la protesta dei docenti universitari che ha motivazioni squisitamente economiche e che rischia di mandare in tilt il primo appello in 79 Atenei. Al momento è difficile prevedere la ricaduta per gli studenti che però sarà pesante visto che ben 5.444 tra professori e ricercatori universitari hanno deciso di aderire a questa estrema forma di protesta. Perché sono arrivati a tanto? I docenti spiegano che da tre anni bussano alla porta del governo, chiedendo di sbloccare gli scatti salariali congelati per cinque anni senza ottenere alcuna risposta. Così dopo che anche l'ultimo appello rivolto ai ministeri di Università e Ricerca, Funzione pubblica, Economia e Lavoro è rimasto inascoltato i docenti hanno deciso di alzarsi dalla cattedra per poco più di un mese. I professori chiedono che gli scatti di stipendio, bloccati nel quinquennio 2011-2015, vengano sbloccati a partire dal primo gennaio del 2015 e non un anno dopo, ovvero dal 2016. A coordinare lo sciopero proclamato all'inizio dell'estate dal Movimento per la Dignità della Docenza Universitaria ci sono i professori Carlo Vincenzo Ferraro (Politecnico di Torino), Carmela Cappelli (Università di Napoli Federico II), Carla Cuomo (Università di Bologna); Paolo D'Achille (Università Roma Tre). Lo sciopero è stato comunque considerato legittimo dalla Commissione di Garanzia che però ha posto una serie di paletti. Intanto non potrà riguardare le sedute di laurea. Nelle facoltà dove è previsto un solo appello dovrebbe esserne garantito uno straordinario a partire dal quattordicesimo giorno della prova saltata per sciopero. I professori poi dovranno e «adottate tutte le misure necessarie al fine di evitare che l'appello straordinario pregiudichi la partecipazione degli studenti laureandi alla sessione di laurea autunnale, ivi compreso l'eventuale differimento della data di inizio di quest'ultima». Naturalmente dovrà essere garantita «la massima diffusione della comunicazione di tale astensione e delle relative modalità attuative».

I docenti comunque sembrano determinati a non mollare e fanno sapere di considerare lo sciopero «un' occasione irripetibile per far capire a tutti una volta per tutte che i docenti universitari italiani non sono più disposti a farsi trattare in futuro come sono stati trattati a partire dal 2010». L'obbiettivo è quello di «vedere sbloccati in modo definitivo gli scatti» e ottenere «risorse adeguate per il diritto allo studio che favoriscano l'accesso all'Università da parte dei giovani». E a proposito di giovani anche gli studenti si fanno sentire attraverso il coordinamento Link.

Pur non negando che «l'astensione dal tenere gli esami produce contrapposizioni con gli studenti, che si sentono lesi dalla forma di sciopero scelta dalla componente docente» invitano anche a superare «frammentazione e isolamento tra le componenti dell'università» per combattere insieme il «nemico comune» ovvero il governo.

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