I profughi affondano la Merkel Ora anche Berlino è perduta

La Cdu crolla al 18%, peggiore risultato dal 1949. Spd primo partito ma perde più di 5 punti. Vola la destra

«Impedire un governo rosso-rosso-verde». Era questo uno degli obiettivi dichiarati e stampati sui manifesti elettorali del partito cristiano-democratico (Cdu) di Angela Merkel agli elettori di Berlino. Uno slogan non particolarmente accattivante, né costruttivo, tanto più poiché proposto da una formazione che fino a ieri governava in grande coalizione con i socialdemocratici del sindaco uscente Michael Müller. Domenica 2,49 milioni di berlinesi si sono espressi e il risultato va esattamente nella direzione opposta a quella auspicata dalla Cdu: la formazione della cancelleria perde fra i cinque e i sei punti percentuali, precipitando, in base alle proiezioni delle 20,30, sotto al al 18%, «il suo peggiore risultato a Berlino dal 1949», ricorda la Frankfurter Allgemeine. E perde soprattutto Berlino, perché la nuova coalizione probabilmente la escluderà. Non fa meglio il partito del borgomastro: anche l'Spd lascia sul terreno più di cinque punti, ma poiché partiva dal 28%, i rossi restano il primo partito mantenendo, di conseguenza, il cadreghino di Müller. Non fa quasi più notizia, invece, l'affermazione a due cifre di Alternative für Deutschland: il partito più apertamente anti-immigrati e ferocemente critico della cancelliera si attesta al 13,7 per cento; i sondaggi avevano indicato addirittura il 15, il che non ha impedito ai dirigenti di AfD di parlare di «un risultato fantastico».

La formazione guidata dalla giovane e battagliera Frauke Petry fa il suo ingresso nel decimo Parlamento dei sedici esistenti in Germania. E lo fa in una città tradizionalmente di sinistra. Anche se provvisorio, l'11% non regge il confronto con il 20,8% ottenuto a valanga due settimane in Meclemburgo, ma i due Länder non potrebbero essere più diversi: spopolato e rurale il primo, cosmopolita e in continua espansione la capitale. Nella remota Schwerin, Petry era riuscita a mettere l'emergenza-profughi al centro del dibattito elettorale un vero e proprio miracolo in un Land che i rifugiati non li ha praticamente né visti né accolti.

A Berlino, che invece ha trasformato palestre, uffici e anche un vecchio aeroporto in nuovi centri di accoglienza, la campagna elettorale ha toccato i temi del lavoro, delle scuole e delle infrastrutture, con un convitato di pietra grande come un aeroporto. Alla periferia sudorientale della capitale giace da anni, completato ma inutilizzabile perché non a norma, il nuovo scalo di Berlino-Brandeburgo: dedicato all'ex cancelliere Willy Brandt, l'aeroporto è un concentrato di errori di progettazione e di esecuzione; basti pensare che a oltre quattro anni dalla data prevista della consegna la struttura è ancora priva di un sistema antincendio funzionante. Lo scandalo è anche finanziario: con il passare del tempo i 2,2 miliardi di euro inizialmente preventivati si sono impennati oltre quota 8,5 senza una data certa per la fine dei lavori.

Se lo spoglio ufficiale delle schede confermerà i dati degli exit poll, lo scandalo del «Willy Brandt» permetterà il rientro al Parlamento cittadino dei Liberali (Fdp, fra il 5 e il 6%), il cui candidato ha fatto ai berlinesi una promessa sola: «Terrò aperto l'unico aeroporto della città ancora funzionante: quello di Tegel». Lo slogan ha funzionato, dimostrando fra l'altro che a destra della Cdu di Merkel scivolata al centro lo spazio politico è così grande da contenere almeno due partiti: AfD e i Liberali redivivi.

Di rilievo anche il salto in avanti della sinistra-sinistra: se i Verdi hanno mantenuto le loro posizioni scivolando dal 17 al 15,5%, i socialcomunisti della Linke hanno guadagnato quasi cinque punti sul risultato del 2011, ipotecando assessorati nel futuro Senato di Berlino, ossia la giunta che Müller, il vincitore che ha perso «solo» il 5%, si appresta a formare.

I due partiti «popolari» Spd e Cdu sono in netto calo e una riedizione della Große Koalition uscente oltre che numericamente improbabile risulterebbe in un suicidio politico. Molto meglio per i socialdemocratici guardare a sinistra (i tre partiti controllerebbero circa 75 seggi su 90) saldando proprio quell'asse rosso-rosso-verde che la Cdu priva di idee voleva impedire.

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