Nostro inviato a Eraclea (Ve)
Eraclea mare, periferia di Adis Abeba. Quanti sono i profughi neppure il sindaco lo sa: «La prefettura dice 260 circa, ma potrebbero essere di più, ormai non mi fido più delle parole», racconta mesto il primo cittadino Giorgio Talon, che da un mese e mezzo sbatte la testa inutilmente contro le circolari del Viminale. Troppi per un piccolo centro balneare che conta una cinquantina di famiglie residenti e raggiunge qualche migliaio di presenze nei picchi estivi. Adesso, con i migranti che gironzolano tra spiaggia, pineta e stradine di Eraclea, ammassati in un residence (dove i residenti hanno appeso striscioni tipo «Integrazione non vuol dire imposizione»), vicino alle villette acquistate col mutuo o i risparmi di una vita, l'effetto rischia di essere devastante. «Qui da un mese e mezzo viviamo in promiscuità, stiamo facendo le vacanze in un centro di accoglienza» ci sintetizza un pensionato che insieme alla moglie (nome e cognome preferiscono non darlo, «sa, abbiamo paura di come possano reagire») ha comprato i quaranta metri quadri più piccolo giardino nel residence «I Gigli» a suon di euro qualche anno fa, adesso si ritrova con un pugno di mosche e un timore tremendo: «La nostra casa adesso vale zero, neanche nostra figlia ci è voluta venire perchè con la bambina piccola non si sente sicura. Ma è così anche per le case di tutti gli altri proprietari. Il problema è: quanto durerà? Mesi? Anni? Se Eraclea si trasforma in un campo di accoglienza permanente queste case non le vorrà più nessuno. Noi ci abbiamo messo una vita per comprarla». La maggior parte dei 43 villini sono vuoti, i proprietari non vengono, e per quelle in locazione nessuno chiama. L'Agenzia Immobiliare Universo , che ne gestisce una decina, è a zero affitti per il momento, e agosto non promette di meglio, anche se il prefetto Morcone ha promesso di trasferire in un'ex caserma una cinquantina di profughi. «Ma ogni settimana ci ha promesso cose che poi non ha fatto. Gli operatori hanno perso ogni fiducia nelle istituzioni. E scriva anche che noi possiamo dare lezioni a tutti su come si fa l'accoglienza» dice Roberto Ongaro, presidente degli albergatori di Eraclea. Ammette un calo delle presenze, ma non conferma affatto la cifra del -20% girata nei giorni scorsi. Gli esercenti si sono organizzati da soli, con espedienti per limitare il bivacco dei profughi nelle zone a più alta concentrazione di turisti e famigliole, togliendo il wi fi dalla spiaggia («Andavano tutti e 250 lì, tutti col cellulare o il palmare, anche se gli rimborsano pure la ricarica del telefono»), o chiedendo a bar e negozi di non vendere alcolici ai migranti, che già una volta si sono picchiati tra loro, in una rissa etnica tra africani francofoni e anglofoni. «Il calo c'è, qui da me tutti i clienti vengono a lamentarsi, anche i tedeschi, è un disastro, una vergogna» spiega il titolare del ristorante Da Ornello , che ha un dubbio: «Mio padre in guerra mangiava le bucce di patate, questi si lamentano del vitto e dei piatti di plastica. E sarebbero profughi che scappano da una guerra? Alcuni forse sì, gli altri fanno i furbi». Ma mentre Eraclea è abbandonata alle proprie forze, c'è chi lavora benissimo: la cooperativa Solaris , di Carpi in Emilia Romagna, che si è aggiudicata l'appalto per la gestione dei profughi, anche perchè è stata l'unica a presentarsi. Lo Stato italiano offre 33 euro al giorno per ognuno dei 260 migranti. Un'ottima soluzione anche per la Immobiliare Venezia Srl , proprietaria del residence che altrimenti sarebbe completamente vuoto e invenduto, e invece è al completo (di profughi).
Con un giallo che passa di bocca in bocca tra le pinete di Eraclea. Da una visura camerale, il rappresentante della società immobiliare padrona del residence, e il rappresentante della coop che gestisce i profughi ospiti del residence, risulta essere proprio la stessa persona.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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