C'è un'isola a metà strada tra la Maddalema e Alcatraz. Tra la tragedia e la commedia.
Quest'isola è Santo Stefano e si trova nell'arcipelago della Maddalena, nella Sardegna nord-orientale. In questo fazzoletto di terra aspra, tre chilometri quadrati di pietre e cespugli, ci sono un forte, alcuni insediamenti della Marina Militare, perfino un goffo busto incompleto di Galeazzo Ciano destinato a Livorno, scolpito nel granito di una cava locale e poi lasciato lì quando il 26 luglio 1943 un telegramma da Roma annunciò la caduta del fascismo. E poi il Santo Stefano resort, che per i siti di prenotazione online offre «una spiaggia privata gratuita, campi da tennis, 2 ristoranti, camere climatizzate e il WiFi gratuito nelle aree comuni». Ah, anche un possibile contagio di Covid.
Questa è la storia di una vacanza tutto compreso che finisce sulle pagine dei giornali. A causa di un dipendente stagionale del resort, un pianista romano di 60 anni, che a un certo punto si sente poco bene (tosse, febbre, perdita dell'olfatto), chiama il medico del resort che dispone il trasferimento all'ospedale di Sassari. Tampone: è Covid. Interviene la task force del servizio sanitario regionale e fa l'unica cosa che si può e si deve: tamponi per tutti i 475 presenti, tra dipendenti e villeggianti, e che nessuno si muova fin quando gli esiti non saranno noti. Anche chi aveva finito la vacanza, anche chi aveva un volo prenotato.
Uno magari pensa: c'è di peggio che essere reclusi in comode stanze alcune vista mare, e che mare, quello smeraldo di questo angolo di paradiso. Ma evidentemente nessuna prigione è abbastanza dorata da far dimenticare le sbarre, anche se solo immaginarie. E così mentre qualcuno si rassegna e si fa un bagno in più fuori programma, qualcun altro cerca di evadere. Una coppia quasi ce la fa, viene bloccata quando ha già prenotato un taxi da Palau all'aeroporto di Olbia. Ma tanti ci provano: raccontano i proprietari di gommoni di zona che i loro telefoni sono stati subissati da proposte indecenti di passeggeri che offrivano ingenti ricompense per un passaggio verso la libertà. C'è chi non cerca la fuga da romanzetto, ma si fa prendere dal panico. Alcuni raccontano sui social di sentirsi abbandonato, senza notizie. In un video caricato sul sito dell'Unione Sarda e girato con il telefonino da un vacanziero si sente un uomo dal chiaro accento campano dare di matto perché - pare - manca da mangiare; e altre voci adeguarsi all'ingente livello di decibel invocando l'intervento dei carabinieri. C'è perfino chi accusando la direzione della struttura di trattare con i guanti solo coloro che hanno prenotato con la evidentemente mitologica Agenzia Settemari. Scene di lotta di classe con ombrellone. Nella serata di mercoledì in una accesa riunione convocata nel teatro del resort, dove normalmente si mettono in scena spettacolini ingloriosi, si fa il punto della situazione. In conference call ci sono il sindaco della Maddalena, Luca Montella, il prefetto di Sassari, Maria Luisa D'Alessandro, e Marcello Acciaro, il medico responsabile dell'unità di crisi. Chi evoca la liberazione viene applaudito, chi è più cauto viene fischiato.
Alla fine quello che sembra un film girato da Paolo Virzì (Ferie d'agosto con virus) finisce a malloreddus e vino. Dai tamponi di massa emergono 26 positivi, tra i quali un solo turista. Gli altri sono tutti dipendenti.
I negativi pian piano se ne vanno, ma prima in molti pretendono un certificato. Sussurra qualcuno: «Prima se ne volevano andare a tutti i costi, ora che sono liberi restano lì chiedendo un pezzo di carta». Sennò che commedia sarebbe?
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