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"I ricollocamenti non hanno funzionato. La sfida Ue è riscrivere il Trattato di Dublino"

L’azzurra e il nodo migranti: "Vanno aiutati in Africa, come fece Berlusconi". E sul Superbonus: "Spostare la scadenza delle agevolazioni di almeno un mese"

"I ricollocamenti non hanno funzionato. La sfida Ue è riscrivere il Trattato di Dublino"

Licia Ronzulli, capogruppo al Senato di Forza Italia, a tutto campo sulle priorità da affrontare a stretto giro in materia economica, rispetto alla gestione dei fenomeni migratori e non solo.

L'iniziativa di spostare la data di scadenza sulle agevolazioni del Superbonus è una battaglia esclusiva di FI. Qual è la ragione e quali altri miglioramenti vi aspettereste?

«Cominciamo col dire che si è trattato di una misura che ha contribuito a far ripartire il mercato. È stata un po' come la chiave d'accensione di un motore, al netto delle truffe e di chi se n'è approfittato con dolo. I conti pubblici impongono di rivederla, perché l'Italia non può permettersi una misura che costa 100 milioni al giorno, altrimenti dopo c'è solo il default».

Quindi?

«È altrettanto doveroso non danneggiare o intaccare le certezze degli operatori del settore, cambiando continuamente il quadro normativo. Forza Italia presenterà un emendamento ad hoc in Parlamento per assicurare un tempo di transizione adeguato e per spostare la data di scadenza delle agevolazioni almeno di un mese per chi ha già deliberato in assemblea di condominio e ha già stipulato contratti. Infine chiederemo al governo di intervenire per sbloccare i crediti fiscali maturati che le aziende in questo momento non riescono a cedere, al fine di evitare il collasso del comparto dell'edilizia».

Lo scontro con la Francia in materia d'immigrazione rischia di appesantire il dibattito in Europa. Qual è la sua posizione?

«La reazione della Francia è stata a dir poco sorprendente, oltre che spropositata. A maggior ragione alla luce delle parole del Santo Padre, che ha ribadito la dimensione europea della questione migratoria. Ma è persino possibile che questa frizione diplomatica possa funzionare da grimaldello affinché, finalmente, ci si possa liberare del regolamento di Dublino, ormai superato e inadeguato ai tempi di oggi. Serve un nuovo patto che riveda la regola del primo approdo. I ricollocamenti non hanno mai funzionato e dubito che funzioneranno in futuro. Il vento non lo fermi con le mani e così anche i flussi. Bisogna fermarli a monte, come fece il presidente Berlusconi grazie ai suoi rapporti internazionali e alla diplomazia. È l'Europa, tutta e tutta unita, che deve andare in Africa e non viceversa».

Dunque lei ritiene che la cesura diplomatica possa essere sfruttata in maniera favorevole per risolvere questo e altri casi.

«Sulla gestione e sulla condivisione del fenomeno migratorio serviva un segnale forte da parte dell'Italia, che ponesse finalmente il tema all'attenzione di tutti, compresi coloro che da troppo tempo sostengono i nostri sforzi solo a parole. L'auspicio è che tutto questo, con le reazioni che ne sono derivate, possa far riflettere sulla necessità di un'Unione davvero solidale, nonché capace di agire con efficacia. In questo senso, come sosteniamo da tempo, la vera sfida è il superamento del principio dell'unanimità».

Le elezioni regionali si avvicinano. In Lombardia il Terzo polo sostiene Letizia Moratti, ex berlusconiana di ferro. Mentre nel Lazio, il Terzo polo sostiene D'Amato, zingarettiano. Schema curioso, non trova?

«Non mi sorprende la capacita camaleontica del Terzo polo, che sembra avere un vestito diverso per tutte le occasioni e per tutte le regioni. Quanto alla Moratti, mi sorprende sia l'ingratitudine, sia una certa smemoratezza. Parliamo di chi è stata presidente della Rai, ministro, sindaco di Milano, sempre e solo nell'ambito del centrodestra. È curioso che oggi decida di passare all'opposizione, perché il terzo polo è all'opposizione del governo Meloni, sconfessando tra l'altro tutte le politiche della Regione che lei ha sempre sostenuto in quanto assessore e vicepresidente della giunta Fontana. E ora chiede l'appoggio a quella stessa sinistra che, quando era ministro dell'Istruzione, scendeva in piazza contro di lei».

Lei ha presentato il disegno di legge per la costruzione del Ponte sullo Stretto. Possiamo confidare che questa sia la legislatura giusta?

«Ne sono sicura, perché l'intera coalizione, non solo Forza Italia, è decisa ad andare fino in fondo. Ci sono quindi tutti i presupposti affinché tra le grandi opere infrastrutturali, di cui ha disperato bisogno il nostro Paese, venga realizzato anche il Ponte sullo Stretto. Non è solo una necessità per rendere l'Italia moderna da Nord a Sud, o per rimuovere quell'isolamento che penalizza la Sicilia. È un'occasione per creare nuovi posti di lavoro. Tanti: almeno 17 mila. È un'occasione da non perdere. E si può fare anche velocemente, sul modello Genova».

Quanto accaduto a Bologna, con il pupazzo impiccato del premier, è grave. E lei ha espresso subito solidarietà. La sinistra sembra tornare a una fase di radicalizzazione profonda, non le pare?

«È uno schema che purtroppo si ripete ogni volta che il centrodestra vince le elezioni. Si alimenta un clima d'intolleranza, di odio. Ricordo che in campagna elettorale, il segretario del Pd parlava irresponsabilmente di emergenza democratica. Questo non può non scatenare le frange più estreme della sinistra.

Ricordo che le volte in cui la sinistra ha vinto le elezioni, davvero poche in verità, mai, sottolineo mai, il centrodestra ha soffiato sul fuoco della protesta, incendiando gli animi».

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