Guerra in Ucraina

I russi rivendicano: Mariupol sgomberata. La furia dell'Ucraina: "Fine del negoziato"

Il ministero della Difesa di Mosca esulta: "Città ripulita". Circa 200 uomini del battaglione Azov resistono ancora nell’acciaieria Azovstal. È l’ultimo avamposto prima della capitolazione. Kiev minaccia: è la fine del dialogo.

I russi rivendicano: Mariupol sgomberata. La furia dell'Ucraina: "Fine del negoziato"

Per i russi Mariupol è caduta, per gli ucraini i combattimenti proseguono, pur tra mille difficoltà. Ieri sera il ministero della Difesa russo ha affermato in una nota battuta dall'agenzia Tass di avere «ripulito completamente l'area della città da tutti i miliziani del battaglione Azov, dai mercenari stranieri e dalle truppe ucraine». Le autorità di Mosca sostengono che tutti i 1.464 militari della 36esima brigata della Marina si sono arresi, mentre dall'inizio dell'attacco alla città oltre 4mila elementi delle forze che la difendevano sono stati uccisi. Tra i mercenari fatti prigionieri ci sarebbero anche due cittadini britannici. In risposta Andriy Biletsky, comandante del battaglione Azov, spiega che la situazione è gravissima, «ma stiamo compiendo un miracolo contro un nemico meglio attrezzato di noi», e il portavoce del ministero della Difesa Oleksandr Motuzyanyk ribadisce che «i combattimenti proseguono, e fin quando esiste uno scambio di colpi significa che siamo ancora vivi». I gruppi di resistenza sono ancora attivi nell'acciaieria Azovstal, mentre sull'area urbana della città sventola il drappo di Mosca. Il portavoce del ministero della Difesa russo, Igor Konashenkov, rincara la dose: «L'unica possibilità che hanno di aver salva la vita è di deporre le armi e di arrendersi».

In questo fuoco incrociato di dichiarazioni, in buona parte ancora da verificare, emerge un unico dato certo, per stessa ammissione del presidente Zelensky: la distruzione delle forze ucraine a difesa di Mariupol metterà fine ai negoziati con la Russia. «Stiamo facendo di tutto per salvare la nostra gente - spiega - ma senza nuove armi sarà difficile sottrarre Mariupol ai nemici».

Se non è resa ufficiale, comunque la località portuale vacilla, protetta a questo punto solo da un manipolo di uomini (non più di 200) allo sbaraglio. Le poche abitazioni ancora in piedi ieri hanno tremato di fronte agli attacchi aerei dei Tupolev 22M3. Il timore è che vengano sganciate le famigerate bombe «Fab-3.000», che contengono (ciascuna) quasi 3 tonnellate di esplosivo. Si temono anche armi chimiche, come le ampolle di sarin rinvenute nel villaggio di Bilka, vicino a Sumy (Est), abbandonate dai russi e forse destinate a Mariupol e a Kiev.

Gli oltre 100mila abitanti ancora intrappolati a Mariupol (ieri sono scappati in 1.381) subiscono le angherie degli invasori. Da domani l'esercito russo vieterà i movimenti all'interno dei quartieri per censire i civili. Alcuni verranno reclutati per combattere, altri impiegati nello sgombero delle macerie, quelli considerati inaffidabili trasferiti a Bezimenne, villaggio del Donetsk sotto il controllo di Mosca. «Se non è pulizia etnica, è qualcosa di molto simile», scrive su Telegram il consigliere del sindaco Petro Andryushchenko.

Servirebbe davvero un miracolo, e ai prodigi e alle favole ci credono per lo più i bambini. A Berezhany, che dista da Mariupol un migliaio di chilometri, Marika Pidfigurna, una bimba di 9 anni, vende i propri giocattoli in strada, convinta di riuscire a raccogliere i soldi necessari per comprare una termocamera da regalare ai soldati ucraini impegnati a Mariupol. Per fortuna a Berezhany, 18mila abitanti a 90 km a Sud Est di Leopoli, l'orso russo non ha ancora mostrato i suoi artigli, così Marika può allestire ogni giorno il suo banchetto, dove trovano spazio peluche, libri e lecca-lecca. L'ingenuità di questa bambina, che forse non sa che una termocamera militare, di vitale importanza nei combattimenti notturni, costa circa 20mila euro, viene spazzata via dalla maturità dell'intento e del senso patriottico.

Intanto nelle immagini catturate dai droni, e che hanno fatto il giro del globo, si vede ciò che rimane di Mariupol: alberi spogli, strade deserte, edifici sventrati, il fumo grigio degli incendi che sale in un pallido cielo e si trascina verso il mare, anch'esso quasi grigio. Nonostante il paesaggio sia spettrale, c'è qualcuno che non perde la speranza e sogna il riscatto della città. Come Rinat Akhmetov, uomo più ricco d'Ucraina e presidente della squadra di calcio dello Shakhtar Donetsk, che ha promesso di ricostruirla. «Mariupol è una tragedia globale, ma anche un esempio di eroismo. Per me è stata e sarà sempre una città ucraina e contribuirò alla sua rinascita».

A Ovest di Mariupol, la città di Mykolaiv è tornata a essere martellata. Negli ultimi attacchi 5 persone sono morte e 15 sono rimaste ferite. Gli invasori hanno colpito persino un asilo, per fortuna vuoto. Droni sono stati avvistati su Kherson, dove si torna a parlare di referendum per la creazione di una repubblica autonoma.

Possibile che la città venga attaccata nelle prossime ore.

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