Un panino con la salsiccia alla griglia pericoloso come la nicotina, il benzene o l'amianto. L'Organizzazione Mondiale della Sanità classifica come sostanze cancerogene certe per l'uomo, quindi inserendole nel Gruppo 1, tutte le carni lavorate. Probabilmente cancerogene, nel Gruppo 2, invece tutte le carni rosse, ovvero manzo, maiale, agnello, capra, cavallo, pecora e vitello. L'Oms manda di traverso wurstel, prosciutto e pancetta a tutti coloro che ancora non sono andati a ingrossare l'affollato esercito dei vegetariani. Lo studio condotto dall'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, Iarc , di Lione è stato anticipato dalla rivista scientifica The Lancet Oncology . Sono le massime autorità nel campo della salute a decretare la pericolosità della carne lavorata per il benessere dell'uomo.
Esulta l'oncologo ed ex ministro della Sanità, Umberto Veronesi. «Il mio consiglio da vegetariano da sempre è quello di eliminare del tutto il consumo di carne per motivi etici e filosofici -dice Veronesi- La decisione dell'Oms dunque non ci coglie impreparati perchè conferma tanti studi che già andavano in questa direzione». Per Veronesi l'identificazione certa di una nuova sostanza come fattore cancerogeno non deve scatenare polemiche o paura ma va considerata «una buona notizia perché migliora la conoscenza e la possibilità di prevenzione».
Ma se Veronesi consiglia di cancellare del tutto la carne dal proprio menù lo studio dell'Oms non si spinge fino a questo punto: il rischio è legato anche alla quantità consumata e al modo in cui viene trattata la carne. Il gruppo di lavoro Iarc composto da 22 esperti provenienti da 10 paesi ha messo a confronto 800 studi epidemiologici che avevano indagato sul nesso tra carni rosse ed insorgenza del cancro. La conclusione finale è che il nesso tra il consumo di carne lavorate e l'insorgenza del tumore è evidente. La carne lavorata è cancerogena per gli esseri umani «sulla base di sufficienti evidenze per il cancro al colon- retto mentre il consumo di carne rossa è inserito nel gruppo 2 per il cancro al colon- retto, al pancreas e alla prostata». Però poi sono gli stessi esperti a collegare il rischio a due condizioni: quantità e tipo di trattamento. Il coordinatore del Programma monografie dello Iarc, professor Kurt Straif, spiega che «il rischio di sviluppare il cancro del colon -retto a causa del consumo di carne trattata resta piccolo ma aumenta a seconda della quantità di carne consumata». Consumare 50 grammi di carne lavorata al giorno aumenta il rischio di tumore del colon-retto del 18 per cento. Doveroso per il direttore della Iarc, Christopher Wild, segnalare tali rischi per la tutela della salute pubblica. Anche se poi questi stessi esperti ricordano l'innegabile «valore nutrizionale» della carne. Dunque l'invito alle autorità e alle agenzie regolatorie è quello di «bilanciare rischi e benefici del consumo di carni rosse».
A rassicurare i cittadini interviene Carmine Pinto, presidente dell'Associazione Italiana di Oncologia Medica, AIOM, che ritiene l'allarme dell'Oms un invito alla dieta mediterranea. «Questi dati erano noti da tempo : la presenza di conservanti o di prodotti di combustione in questi alimenti è legata ad alcuni tipi di tumore- spiega- Per quanto riguarda le carni rosse è una questione di modalità e di quantità e non esiste una soglia di esposizione oltre la quale ci si ammala sicuramente . Il messaggio che sobbiamo dare è che la carne rossa va consumata una o due volte a settimana al massimo».
Un consiglio
condiviso dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. «Noi promuoviamo la dieta mediterranea -dice il ministro- Dieta corretta dal punto di vista dei nutrienti che include la carne rossa che va però scelta sempre fresca».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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