Il titolo del libro potrebbe essere «La verità». Ad aiutare a scriverlo sarà uno dei maggiori esperti dei segreti della cosiddetta «Mala del Brenta», l'unica associazione per delinquere di tipo mafioso storicamente riconosciuta nel Nord Italia. «Una piccola ma strutturata Cosa Nostra - si legge in un dossier riservato - che negli anni '80 insanguinò (con decine di morti e feriti) prevalentemente tre regioni: Veneto, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna; una holding violenta specializzata nel controllo del mercato della droga e impegnata nel mettere a segno rapine e sequestri di persona con un modus operandi particolarmente efferato».
Le memorie, pronte ad andare in stampa, sono quelle di Silvano Maritan, luogotenente (per il Veneto orientale) del boss Felice Maniero.
Ed è proprio al suo ex capo che Maritan (70 anni, gli ultimi 33 dei quali trascorsi in cercare) dedicherà uno dei capitoli più avvincenti. Un'autobiografia criminale che il Giornale ha «sfogliato», verificandone l'attendibilità sulla base di riscontri giudiziari e inchieste giornalistiche.
Premessa d'obbligo: Maritan non è la bocca della verità, e quindi ciò che racconta va preso con le molle. È indubbio però che sia stato, negli «anni d'oro» della banda del Brenta, tra gli uomini più vicini a Maniero.
La sua amicizia con «Faccia d'angelo» ha virato poi in odio, tanto che nel 2012 Maritan dichiarò al Gazzettino (che ieri è tornano a parlare di lui in prima pagina, dedicandogli un ampio servizio): «Se oggi mi trovassi dinanzi a Maniero lo ammazzerei». Un incontro che, fortunatamente, non è mai avvenuto. Anche perché tanto Maritan quanto Maniero sono ormai due anziani signori che con la violenza hanno chiuso. Almeno si spera.
Maniero è da tempo un imprenditore di controverso successo, mentre Maritan è da poco un uomo libero, anche se sempre tenuto d'occhio dalle forze dell'ordine. Trovare un nuovo lavoro a 70 anni non è certo impresa facile. A questa età, più che altro, si vive di ricordi. Ed è proprio questi ricordi che Maritan è intenzionato a dare alle stampe, rivelando una serie di clamorose «verità». Su chi? Ma sull'amico-nemico di una vita: Felice Maniero, ovviamente.
Va giù duro Maritan: «Felice ha nascosto 11 omicidi. In più occasioni ha cercato di incastrami, tentando di attribuirmi suoi delitti. E per colpa sua un innocente ha preso l'ergastolo. Non potrò mai perdonarlo».
Ma sotto la cenere dell'astio personale arde anche la brace di gialli inediti, come quello legato a un presunto «patto infame» tra Maniero e «pezzi deviati dello Stato» che avrebbe consentito al boss, in cambio del suo pentimento, di portare in Svizzera e Sudafrica svariati miliardi di lire. Un retroscena che, ancor prima di essere ribadito per iscritto, Maritan ha svelato, mettendoci la faccia, ai microfoni di Tvsvizzera.it: «Felice Maniero ha portato tutti i nostri soldi in Sudamerica e in Svizzera, ci i ha denunciati e fatti arrestare per toglierci di mezzo. Aveva in mano miliardi di lire che appartenevano alla banda». Soldi che l'ex boss della Mala del Brenta avrebbe dovuto «gestire» e che invece avrebbe «fatto sparire prima di pentirsi».
E poi: «L'arresto di Felice è stata una messinscena. Lui aveva già deciso di collaborare. Con le sue dichiarazioni ha protetto la madre e il cugino, oltre a se stesso, ovviamente». Maritan ribadisce un ulteriore particolare che - se confermato - aprirebbe scenari inquietanti: «So che i soldi della nostra banda arrivarono in Svizzera grazie a importanti coperture istituzionali di cui Maniero godeva».
Maritan dice di parlare per esperienza diretta: «L'ultima volta fui io stesso ad accompagnarlo al confine. Lui prese un treno per Lugano e aveva 3 miliardi di lire con sé. Il giorno dopo lo arrestarono. Ma era tutto organizzato e lui era d'accordo. Insomma, prima di stringergli le manette ai polsi, lo Stato gli aveva consentito di mettere il bottino al sicuro. Denaro che ancora oggi consente a Maniero e alla sua famiglia un'esistenza più che agiata». Si dice che «Faccia d'Angelo» abbia restituito allo Stato circa 30 miliardi di vecchie lire: meno della metà dei «proventi» accumulati durante circa un ventennio di colpi leggendari come, ad esempio, quelli messi a segno al Casinò di Venezia o all'Hotel des Bains del Lido.
Tra le «Verità» di
Maritan non manca neppure una parentesi romantica: «Fui io a fargli conoscere Barbara, il suo grande amore, a cui Felice è rimasto sempre fedele. Invece a me, e a molti altri come me, Maniero ha riservato solo tradimenti».
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