I sei giorni di fuoco dalla crisi alla rottura. L'ultima goccia lo stop al capo della Nasa

La nomina di Isaacman era strategica per mister Tesla. Ma c'è pure l'ipotesi complotto

I sei giorni di fuoco dalla crisi alla rottura. L'ultima goccia lo stop al capo della Nasa
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Il rapporto tra Elon Musk e Donald Trump è sempre stato caratterizzato da alti e bassi, elogi, alleanze e frecciatine. Fino agli ultimi 6 giorni che ne hanno sancito una rottura che sembra definitiva. Prima delle elezioni presidenziali del 2016, Musk dichiarò che Trump «non era la persona giusta per guidare il Paese», ricevendo in cambio elogi e insulti vari dal tycoon. Poi, prima delle ultime elezioni, la pace, l'amicizia e un'alleanza che sembrava inscalfibile diventata una vera e propria faida dopo le critiche di Musk al disegno di legge di politica interna più importante del presidente. Che ha trasformato il rapporto tra i due in una soap opera di pubblico dominio.

Secondo i retroscena che filtrano dalla Casa Bianca, poco prima del saluto ufficiale tra Trump e Musk che chiudeva il rapporto di lavoro tra i due, il presidente è stato informato che l'uomo messo alla guida della NASA, uno stretto collaboratore di Musk, aveva fatto donazioni a importanti esponenti del partito democratico. E appena spente le telecamere, ecco il primo duro faccia a faccia con Jared Isaacman, amministratore in pectore dell'agenzia spaziale, come argomento di scontro. Musk ha difeso il suo uomo, Trump non ha voluto sentire ragioni. E secondo la ricostruzione del New York Times, è stato l'inizio della fine. Quella del capo della NASA era infatti l'unica posizione governativa su cui Musk voleva avere un controllo, vista la sua importanza strategica nelle correlazioni con SpaceX, la sua azienda nel settore missilistico. Subito dopo l'incontro in favore di telecamere nello studio ovale, Trump però ha deciso di ritirare la nomina di Isaacman, facendo infuriare Musk che ha tra l'altro percepito la scelta come del tutto personale, vista anche l'insolita rapidità con cui è stata presa.

La vendetta di mister Tesla si è quindi consumata con la critica fortissima al disegno di legge repubblicano in fase di approvazione al Congresso, che taglierebbe le tasse e destinerebbe più fondi all'esercito e alle forze dell'ordine ma che secondo Musk aumenterebbe a dismisura il deficit federale mettendo i conti pubblici a serio rischio. «Spaventoso», lo ha definito sul suo social.

Social network, X di proprietà Musk e Truth di proprietà Trump, sono stati il palcoscenico della rissa verbale definitiva. Giovedì, sei giorni dopo l'incontro nello studio Ovale, il presidente durante l'incontro con il Cancelliere tedesco Merz, si è detto «deluso», ha minimizzato il supporto dell'uomo più ricco del mondo alla sua campagna e lo ha attaccato sul personale accusandolo di essere bipolare ed essere impazzito. Musk ha risposto in tempo reale, chiedendo l'impeachment per il presidente anche a causa dei suoi rapporti con Jeffrey Epstein, l'imprenditore suicida dopo essere stato condannato per reati sessuali. Quindi nessun incontro e nessuna pace.

Anche se i ben informati hanno anche un'altra versione: lo scontro è stato orchestrato dal potente capo del personale presidenziale Sergio Gor che da tempo era ai ferri corti con Musk e non vedeva l'ora di chiudere il rapporto. Chissà. Alla prossima puntata.

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