Giovedì prossimo, 9 febbraio, l'Europa si presenterà ai cancelli degli scavi di Pompei, ma li troverà chiusi. Causa «assemblea sindacale», che in burocratese equivale a sciopero o serrata. L'Europa sarà idealmente lasciata fuori dal sito archeologico più famoso del mondo ha il volto aggraziato e i capelli biondi del Commissario europeo alle politiche regionali, Corina Cretu: la donna che ha in mano i cordoni della borsa dei finanziamenti del Grande Progetto Pompei, una «bazzecola» da circa 100 milioni di euro. La signora Cretu è stata chiara: «Congeleremo i finanziamenti a chi supererà un tot numero di scioperi». Parole che a Pompei fanno fischiare le orecchie a più di qualcuno. Risultato: il rischio, concreto, che Pompei possa perdere parte dell'ingente stanziamento europeo. Un'ipotesi che però al momento nessuno pare prendere in considerazione. Tant'è che sigle confederali più o meno grandi, piccole o microscopiche seguitano a essere in costante lotta con il soprintendente Massimo Osanna che dal 2014, anno del suo insediamento, si è visto puntualmente boicottare ogni tentativo di modernizzazione dell'«azienda» Pompei.
Ma in questi due anni Osanna ha comunque ottenuto importanti risultati, rilanciando un sito che, al momento del suo arrivo, presentava fortissime criticità. Un piglio manageriale che non è piaciuto ai sindacati più oltranzisti, nemici giurati di Osanna. Nel corso degli anni i sindacati chiudevano i cancelli in faccia ai turisti con la scusa delle «assemblee sindacali», e Osanna li riapriva strappando letteralmente di mano ai custodi le chiavi di ingresso: tutt'altro che un'immagine figurata, considerato quelle chiavi in base al rigido «mansionario» regolamentato dagli accordi sindacali le gestiscono solo i custodi e non pure il soprintendente. Come se in un negozio, le chiavi della saracinesca le potessero usare unicamente i dipendenti e non anche il proprietario del negozio stesso. Si obbietterà: ma Osanna non è il «proprietario» degli scavi; certo, ma non è neppure l'ultimo dei «garzoni». Fatto sta che nell'ultima settimana tra le vestigia della città incenerita dal Vesuvio è bruciata una polemica subita virata, com'è tipico nel nostro Paese, in commedia. Primo atto: Osanna il 26 gennaio scorso apre i cancelli ai turisti nonostante fosse in corso un'assemblea sindacale; secondo atto: due sindacati minori (Unsa e Flp) denunciano ai carabinieri di Torre Annunziata Osanna per un presunto abuso d'ufficio; terzo atto: qualcuno si «vendica» del comportamento di Osanna facendo crollare «da solo» una parte di muro di una domus; quarto atto: il soprintendente rilascia al Mattino di Napoli una clamorosa intervista in cui si dichiara «sotto ricatto da due piccoli sindacati interessati solo a fatti privati»; quinto atto: due piccoli sindacati (Unsa e Flp, sempre loro) si sentono tirati in ballo e querelano Osanna per diffamazione a mezzo stampa; sesto atto: il Giornale rivela che i carabinieri stanno indagando, per quel crollo «misterioso», anche in ambienti sindacali.
L'intera situazione sarebbe comica se non fosse tragica, ma la «barzelletta» non finisce qui. I «Cobas» indicono una nuova assemblea per domenica prossima, 5 febbraio, proprio la prima domenica del mese in cui è previsto l'ingresso gratuito nel sito archeologico. Osanna non vuole che si ripeta la figuraccia internazionale dei turisti «respinti» ai cancelli e così convince gli «ultrà» dei diritti (ma non dei doveri) sindacali a spostare la data.
Ma i paladini del «contratto prima di tutto» quale giorno scelgono? Giovedì 9 febbraio: esattamente il giorno in cui è in programma negli scavi pompeiani la vista del
commissario Ue con i ministri Dario Franceschini e Claudio De Vincenti. E qui la commedia degenererà in farsa. Primo sipario: giovedì 9 febbraio. Si prevedono, purtroppo, numerose repliche. Risate (amare) sono garantite.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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