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I teppisti coccolati dall'"intellighenzia"

Professori, giuristi e artisti hanno sempre giustificato e minimizzato le loro violenze

I teppisti coccolati dall'"intellighenzia"
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È davvero un acuto osservatore questo sindaco che dice che "la collaborazione è finita" mentre la Digos sbaracca la sede dei collaboranti, abusiva solo dal 1996 e linea di partenza per collaborazioni coordinate e continuative fatte di trent'anni di violenze, scontri, processi, devastazioni, assalti a quotidiani e a poli culturali e a colossi aerospaziali. Non è vero che il primo cittadino Stefano Lo Russo (Pd) ha scoperto l'acqua calda: ha scoperto la lava bollente, l'ha fatto con l'aria del funzionario seccato da una scocciatura amministrativa che adesso osserva sei attivisti dentro uno stabile dichiarato inagibile, e che, perciò, verbalizza un patto decaduto, una pratica chiusa. Askatasuna? Che è? Di che parliamo?

Askatasuna è una realtà che è stata tenuta in vita politicamente e culturalmente dal Pd torinese e da intellettuali prestati come garanti morali. È stato, anzi fu spieghiamo a Lo Russo proprio un certo Lo Russo a voler inserire il centro sociale nel registro dei "beni comuni", tentando così di sanare un'occupazione stra-abusiva con un gioco di prestigio lessicale. Ma quale sgombero: la sua fu una "scelta coraggiosa", ma quale "ordine pubblico", fu un "riuso sociale", non illegalità, ma "cura condivisa". Ma non una distrazione politica: fu una linea politica. La rese possibile anche una rete di legittimazione: Alessandro Barbero, che parlò di "ricchezza delle nostre città" e trasformò trent'anni di spranghe in folklore urbano; poi giuristi come Livio Pepino e Alessandra Algostino e Ugo Zamburru, sempre presenti nei comunicati che certificavano come Askatasuna non fosse un problema ma un laboratorio democratico; c'era pure il fondatore dei Subsonica, Max Casacci, a cercare di rendere presentabile l'impresentabile. E poi i giornali, chiaro: spesso hanno raccontato un gradevole caso di innovazione amministrativa, di cittadinanza attiva, un doposcuola un po' agitato. Perquisizioni? Repressione. Processi? Teoremi giudiziari, anzi "criminalizzazione del conflitto". Il racconto sul tappeto, la violenza sotto. L'appoggio della sinistra radicale (da Potere al Popolo ad Avs) lo diamo per scontato.

La consigliera regionale piemontese Alice Ravinale (Avs) adesso parla di "dimostrazione muscolare", il deputato torinese Marco Grimaldi (sempre Avs) invocava processi senza pregiudizi, perché Askatasuna non faceva violenza: reagiva, e non devastava: esprimeva conflitto. Poi una mattina hanno sfondato la porta de La Stampa e rovesciato letame e minacciato giornalisti: quale stupore. Chi se lo aspettava, signora mia, da parte di un "pezzo di città" così "storico" e così "integrabile".

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