Coronavirus

Al via i test sierologici per mappare la diffusione. Tamponi ancora al palo

Parte l'indagine nazionale su 150mila persone. Ma il Lazio da solo ne analizzerà 300mila

Al via i test sierologici per mappare la diffusione. Tamponi ancora al palo

Ora gli esperti inseguono l'immunità di gregge. Il governo ha dato il via libera all'indagine di sieroprevalenza sul Covid 19 che verrà realizzata in collaborazione tra il ministero della Salute e l'Istat. Il decreto approvato nella serata di sabato disciplina l'indagine che si svolgerà su un campione rappresentativo della popolazione italiana di 150.000 persone. A che cosa serve? «Ci permetterà di capire il livello di diffusione del virus nel Paese e di pianificare le prossime fasi e il ritorno all'attività», -spiega il ministro della Salute, Roberto Speranza. Il provvedimento prevede «l'autorizzazione al trattamento dei dati personali, relativi alla salute e al corredo genetico, per fini statistici e di studi scientifici svolti nell'interesse pubblico nel settore della sanità pubblica».

Certamente suscita perplessità che a livello nazionale si facciano test su 150mila persone mentre da oggi nel Lazio parte lo stesso tipo di indagine ma su 300mila soggetti con un ritmo di 10mila test al giorno. L'indagine è coordinata dall'Istituto Lazzaro Spallanzani che è centro di riferimento per l'emergenza Covid 19. Il test che va a caccia degli anticorpi che si formano nel sangue quando si viene a contatto con il virus verrà eseguito prima di tutto sulle categorie a rischio: medici di medicina generale, i pediatri, i medici specialisti, i farmacisti e gli operatori delle strutture private accreditate. Ma non solo: si studierà il plasma degli addetti alla pulizia e di tutti i lavoratori anche esternalizzati, dei servizi e degli operatori delle Rsa, una platea di oltre 100 mila persone. Nell'indagine coinvolti anche oltre 60mila operatori delle Forze del'ordine.

Lo scopo è statistico e non diagnostico. La prova di positività o negatività a Sars Cov 2 arriva soltanto con il tampone mentre il test sierologico ci dice se siamo venuti a contatto con il virus. Più è alta la percentuale delle persone con gli anticorpi più possiamo sperare di avvicinarci alla agognata immunità di gregge. Purtroppo l'ipotesi più accreditata dal Comitato tecnico scientifico è che il 90 per cento della popolazione non sia venuto in contatto con il virus. Un'indagine ancora in corso e non pubblicata eseguita su 1500 operatori sanitari del Lazio, la categoria più esposta, avrebbe rilevato che soltanto lo 0,33 per cento ha sviluppato gli anticorpi. Insomma la popolazione sarebbe ancora scoperta rispetto ad un eventuale ritorno del virus.

In molte regioni poi sono ancora troppo pochi i tamponi eseguiti. Il tasso settimanale più basso si registra in Puglia, 2,64 tamponi per 1000 abitanti.

Il tasso più alto a Trento, 14,14, e subito dopo il Veneto con 12,78.

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