Basta digitare su Google le parole «trasporti eccezionali», ed ecco spalancarsi una giungla. Di offerte. Al ribasso. «Offerte convenienti» spesso inversamente proporzionali alla qualità del servizio. Attenzione. Qui non si parla di «semplici» tir che spostano «semplice» merce da una parte all'altra dell'Italia, ma di autoarticolati «mostruosi» che portano in groppa prodotti altrettanto «mostruosi». Parliamo, ad esempio, di mega-strutture per costruzioni edili; container (come nel caso del tir travolto dal treno pochi giorni fa nel Torinese); grandi escavatori; gru; grandi imbarcazioni; ecc. Si tratta di convogli che prevedono mezzi di scorta che ne facilitino gli spostamenti e, alla guida, equipaggi di alto profilo professionale. Le stesse ditte autorizzate ai trasporti eccezionali fanno parte di un «elenco speciale» e devono rispondere a «rigorosi standard di sicurezza» che vengono «periodicamente verificati dagli organismi preposti». Questo, in teoria, è ciò che prevede la legge. In pratica, invece, le cose vanno diversamente. E l'incredibile dinamica dell'incidente della scorsa settimana tra le stazioni di Rodallo e Caluso è lì a dimostrarlo. Un tir è rimasto bloccato al passaggio a livello e il regionale Torino-Ivrea gli è piombato addosso: due morti e 23 feriti. Ed è andata anche «bene», considerato che lo scontro è avvenuto alle 23,30 quando il treno era semivuoto. Fosse successo in un orario di punta con i vagoni pieni di pendolari, sarebbe stata una strage. Le inchieste avviate sul disastro ferroviario hanno subito evidenziato una serie di clamorose carenze tecniche e organizzative che, purtroppo, nel settore nei trasporti eccezionali non rappresentano l'eccezione ma la regola. Un dato significativo: nel 2017 la polizia stradale, a fronte di 1.913 controlli su mezzi impegnati in trasporti eccezionali, ha accertato oltre 2.388 irregolarità elevando, in alcuni casi, più verbali di contravvenzione per il medesimo tir. Ma perché tanti «bisonti» risultano fuorilegge? La colpa è anche di una burocrazia ottusa che, per un tragitto di pochi chilometri, richiede una selva di autorizzazioni e permessi. Questo è un settore dove improvvisazione e dilettantismo possono provocare disastri immani. Ma, proprio per questo, ci vorrebbero norme più snelle con la certezza però che vengano rispettate rigorosamente.
«Al contrario ci troviamo a fare i conti con una giungla di carta bollata dagli effetti controproducenti proprio sul fronte della sicurezza - spiega al Giornale il titolare di una delle più accreditate società specializzate in trasporti eccezionali -. Dobbiamo comunicare i nostri spostamenti a una miriade di enti e uffici che poi, il più delle volte non comunicano tra loro, ponendo le basi per possibili incidenti. Non escludo che il dramma che si è consumato nel Torinese sia frutto proprio di questa mancata comunicazione tra i diversi uffici». Sta di fatto che, al momento, l'unico indagato per disastro ferroviario e strage colposa è l'autista lituano del tir rimasto incastrato sui binari e travolto dal treno.
«Quando avvengono sciagure di questo tipo - si sfoga un camionista - il primo, e spesso l'unico, ad essere incriminato è il guidatore del tir. Ma, a volte, i colpevoli sono altri. Ben protetti dietro le lor scrivanie». Paradossalmente quello dei trasporti eccezionali dovrebbe essere il segmento meno pericoloso nell'ambito della complessa filiera commerciale su gomma.
E ciò per almeno cinque motivi: 1) l'affidabilità garantita dalle ditte specializzate; 2) la velocità ridottissima dei mezzi che compongono il «corteo»; 3) la presenza di furgoni col ruolo di staffetta e scorta ai tir; 4)il possibile coinvolgimento nella gestione del viaggio da parte di forze dell'ordine e personale Anas, Aci, Fs, ecc; 5) autorizzazioni e permessi fanno capo ai dipartimenti tecnici di Comuni e Province.Ma è solo un colosso di burocrazia, dai piedi d'argilla.
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