"I tutor di Regeni attivisti contro il regime egiziano"

In un video di Panorama una docente di Cambridge arringa la piazza ostile ad Al Sisi. Dal Cairo ancora depistaggi: "Giulio ucciso per motivi privati". Gentiloni: "Improbabile"

Manifestazione per chiedere giustizia per Regeni a Roma
Manifestazione per chiedere giustizia per Regeni a Roma

Un video, denunce pubbliche dei pericoli per gli studenti in Egitto e scritti militanti mostrano un altro volto dei referenti accademici inglesi di Giulio Regeni. Non sono solo professori universitari, ma attivisti contro il regime egiziano ed erano a conoscenza dei rischi della ricerca al Cairo dello studente friulano. Lo rivela il numero di Panorama in edicola con un titolo forte: «Le colpe dei docenti di Cambridge».

Un mese dopo la tragica scomparsa di Giulio Regeni, le autorità egiziane non hanno individuato né il movente, né gli assassini del terribile omicidio, ma sostengono che «le informazioni disponibili portano a tutte le piste compresa quella criminale o della vendetta per motivi personali». Il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, le bolla come «piste improbabili» e chiede che agli investigatori italiani al Cairo venga «concesso l'accesso ai documenti sonori e filmati, ai reperti medici, agli atti del processo della Procura di Giza».

Nel buio delle indagini, il settimanale Panorama, oggi in edicola, accende i riflettori su una parte di questa brutta storia rimasta in secondo piano. Una verità preoccupante sul ruolo politico dei contatti universitari in Inghilterra del giovane ricercatore, che pure per questo potrebbe essere finito nei guai in Egitto. «Il 4 novembre scorso, quando Giulio Regeni era al Cairo, una delle sue referenti accademiche dell'università di Cambridge, Anne Alexander, arringava la piazza contro la visita del presidente egiziano Abd al-Fattah Al Sisi a Londra bollandolo come «assassino». - scrive Panorama - E i manifestanti esultavano, come si vede su Youtube, sventolando le bandiere gialle con la mano nera dei Fratelli musulmani, fuorilegge in Egitto». La scena è immortalata da un video, che oggi viene rilanciato dal sito del settimanale www.panorama.it con l'intera arringa contro «il dittatore egiziano» di una delle referenti universitarie di Regeni.

I servizi italiani hanno informato il Comitato parlamentare di controllo dell'intelligence che «prima dell'orribile fine del nostro dottorando, una decina di studenti o ricercatori inglesi e americani erano rientrati in patria malmenati».

Panorama ha scoperto che Maha Abdelrahman, supervisore del dottorando friulano barbaramente ucciso al Cairo, tre mesi prima della sua partenza aveva tenuto a Cambridge, nella sede di Amnesty international, una conferenza sui «Diritti umani in Egitto». L'incontro puntava il dito sulle «forme di repressione contro giornalisti, studenti, attivisti, lavoratori e cittadini ordinari» e «l'impunità del regime». Nonostante la tutor di Regeni denunciasse i pericoli per gli studenti ed accademici al Cairo non ha avuto dubbi a controfirmare la valutazione del rischio preparata dal ricercatore friulano. A sua volta firmata ed autorizzata dal capo del Dipartimento di politica e studi internazionali di Cambridge, David Runciman, dando via libera alla partenza senza ritorno di Regeni. A Panorama il criminologo di Oxford, Federico Varese, ha dichiarato: «Il mondo accademico inglese si autoassolve» sostenendo di aver rispettato le indicazioni del ministero degli Esteri di Londra sull'Egitto «ma i criteri del Foreign office valgono per i turisti. Regeni non era un visitatore delle Piramidi. È legittimo chiedersi se sia stato mandato allo sbaraglio».

Ieri, gli studenti dell'Università americana del Cairo (Auc), che serviva da appoggio a Regeni per la sua ricerca, hanno protestato con una lettera aperta. L'ateneo è accusato di non ammettere «il pericolo molto concreto al quale la facoltà e gli studenti sono esposti quando fanno ricerca sul campo». Abdelrahman, supervisore di Regeni a Cambridge, si è laureata all'Auc. Un suo punto di riferimento, Rabab Al Mahdi, era la tutor locale di Regeni.

Gli studenti rivelano che «associazioni accademiche nel mondo hanno riconosciuto l'ostilità ed i possibili pericoli legati al fare ricerca in Egitto, ma la Auc è rimasta in silenzio su questi temi». E Cambridge li ha quantomeno sottovalutati.

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