Si era capito subito che la legge sui vitalizi parlamentari avrebbe avuto vita assai difficile in Senato.
Ora viene allo scoperto un variegato fronte contrario, in nome della «dignità del Parlamento», di cui si fa portavoce il battagliero Ugo Sposetti, leader morale della vecchia guardia post-Pci. Mentre lo stesso capogruppo dem Luigi Zanda, assicurando che «di insabbiare il testo non se ne parla proprio», ammette però che qualche ritocco andrà fatto, per non incorrere nel rischio di incostituzionalità. «Bisognerà esaminarlo a fondo, a partire dai profili di costituzionalità», dice Zanda. Il problema, secondo molti giuristi, è reale: la Consulta è assai sensibile al problema dei cosiddetti «diritti acquisiti», e la legge Richetti va ad incidere sul passato, riconducendo i vitalizi già in essere per gli ex parlamentari al sistema contributivo, che vige dal 2012 per tutti gli eletti. Già, perché i vitalizi - anche se nessuno lo ricorda - sono già stati aboliti, nella scorsa legislatura, e gli attuali parlamentari vanno in pensione come tutti. Ma toccare il passato, dicono i critici, aprirebbe le porte al ritocco dei privilegi pensionistici dei comuni cittadini, andati in quiescenza con regole ben più generose. «Il primo ex parlamentare che fa ricorso lo vince», assicura il bersaniano Casson, «sulla retroattività si introduce un vulnus che varrebbe poi per i lavoratori tutti».
Approvato a fine luglio a Montecitorio dopo un'accelerazione impressa dal Pd renziano (l'autore della proposta è Matteo Richetti) e con solo 17 voti contrari e 348 favorevoli (tutti gli altri si sono astenuti), il provvedimento - per avere speranza di diventare legge - deve essere approvato dal Senato entro fine anno. Ma i numeri a Palazzo Madama sono assai ballerini, il fronte critico è trasversale e va da Forza Italia a Mdp a vari gruppi centristi, ma passa anche per il Pd. Dove in molti non hanno apprezzato la decisione renziana di «inseguire» i grillini sul loro terreno «anticasta». «La politica è servizio, è una cosa degna. E non c'è da correre dietro ai grillini, cosa che per altro non paga neppure elettoralmente», dice il segretario d'aula dem a Palazzo Madama, Francesco Russo. Che però assicura: «La legge la faremo, ma prima va migliorata per dissipare i dubbi di costituzionalità».
«La affosseremo al primo voto in aula», assicura invece da giorni Sposetti. Che ne fa una questione di principio: «Con la legge approvata alla Camera - che è palesemente incostituzionale - è stata lesa la dignità del Parlamento e delle istituzioni. Quello che succederà al momento del voto non lo so, io non vado a cercare i favorevoli e i contrari. Faccio la mia battaglia come ho sempre fatto».
Le parole di Zanda, che apre le porte ad una modifica del testo per aggirare i rischi di incostituzionalità, sono subito state usate da Cinque Stelle e Lega per accusare il Pd di voler fare marcia indietro: «Vergogna, Zanda ha gettato la maschera: vogliono affossare la legge», tuonano i grillini, che non hanno digerito di essere stati scavalcati alla Camera dalla proposta Richetti.
«Vergogna, Renzi e Alfano non vogliono tagliare i vitalizi», fa subito eco Salvini.Dal governo replica il ministro Maurizio Martina, vicesegretario del Pd: «È fondamentale procedere, le parole di Zanda sono quelle del Pd: si va avanti».
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