I vescovi a piedi giunti in campagna elettorale: entrata dura sulla Lega

L'appello del cardinale Bassetti: «Andare a votare senza evocare discorsi sulla razza»

I vescovi a piedi giunti in campagna elettorale: entrata dura sulla Lega

C'è un «appello al voto» in un'Italia terremotata da «ricostruire, ricucire, pacificare» e non è solo il Paese delle case travolte dal sisma, anche se le cittadine distrutte del Centro Italia sono realtà e non solo simbolo d'altro. Il terremoto è nella comunità civile e nella Chiesa e la forza dell'attualità trascina il discorso del cardinale presidente della Cei, Gualtiero Bassetti, sull'oggi della politica, sulle elezioni che si avvicinano a grandi passi.

Ci sono valori da difendere e posizioni con cui non venire a patti. Non fa nomi, anche perché è chiaro il riferimento alle parole sulla «razza bianca» del candidato presidente della Regione Lombardia, il leghista Attilio Fontana: «Bisogna reagire a una cultura della paura che, seppur in taluni casi comprensibile, non può mai tramutarsi in xenofobia o addirittura evocare discorsi sulla razza che pensavamo fossero sepolti definitivamente. Non è chiudendo che si migliora la situazione del Paese». Allarga lo spettro: «È immorale fare promesse impossibili da attuare».

Nella prolusione del presidente dei vescovi alla sessione invernale della Cei, riunita fino a domani, si parla delle «prossime elezioni politiche» e Bassetti, com'è nel suo stile bonario ma diretto, non le manda a dire: «Come vescovi ci uniamo all'appello del capo dello Stato a superare ogni motivo di sfiducia e di disaffezione per partecipare alle urne con senso di responsabilità nei confronti della comunità nazionale». Parla del «valore democratico del voto», ricorda che «la Chiesa non è un partito e non stringe accordi con alcun soggetto politico». Inutile tirare per il clergy o per la tonaca sacerdoti e vescovi, è la sostanza. Nel futuro il presidente della Cei immagina «il rilancio dell'impegno per la pace nel Mediterraneo».

Bassetti ha scelto volontariamente di pronunciare una prolusione concisa e di toccare pochi temi ma forti tra i numerosi di cui si discuterà durante questo appuntamento della Cei, non ultimo il nuovo Padre nostro. «Quest'anno, in particolare, ci ricorda una pagina buia della storia del nostro Paese: le leggi razziali del 1938». In quell'occasione, sottolinea, in un clima di pavida indifferenza collettiva, Pio XI ebbe il coraggio di affermare che «l'antisemitismo è inammissibile» e aggiunse: «Noi siamo spiritualmente semiti».

Oggi, in un contesto estremamente differente, non bisogna dimenticare «le difficoltà che il Paese ha attraversato in questi anni, le cui conseguenze permangono» e sperare, come ha detto recentemente Papa Francesco, che «non portino a chiusure e preclusioni, ma anzi ad una riscoperta di quelle radici e tradizioni che hanno nutrito la ricca storia della Nazione e che costituiscono un inestimabile tesoro da offrire al mondo intero».

Nel suo discorso, Bassetti ha parlato anche di lavoro: «Resta la priorità per l'Italia, ma è soprattutto una vera emergenza sociale. I dati sulla povertà sono inquietanti.

Troppi i nostri ragazzi costretti spesso a un'amara e dolorosa emigrazione». E ancora: «Fa ben sperare l'ampia condivisione che il Patto per la natalità, presentato la scorsa settimana dal Forum delle Associazioni Familiari, ha raccolto tra tutti».

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