Ieri lo spread, oggi le banche Così Berlino si mangia l'Italia

Le continue speculazioni a Piazza Affari hanno un solo obiettivo: comprarsi in saldo i nostri istituti di credito. Il solito disegno tedesco, con il silenzio di Palazzo Chigi e Colle

Ieri lo spread, oggi le banche Così Berlino si mangia l'Italia

Ora come allora: allora era lo spread, oggi sono gli indici borsistici. Il disegno criminale il medesimo. L'obiettivo allora era comprarsi a prezzi di saldo le imprese italiane, oggi le nostre banche. Il tutto all'interno di una crisi politica e finanziaria dell'Unione europea. Se questa non è una cospirazioneDa quando le borse hanno riaperto nel 2016 è stato un crollo continuo: piazza Affari ha perso attorno al 25% della sua capitalizzazione e il collasso ha riguardato, guarda caso, in particolare i titoli del settore bancario. I filoni tematici da seguire per dare una spiegazione a quanto sta accadendo sono due: 1) l'allarme sui crediti deteriorati (non performing loans) nei bilanci delle banche e il conseguente dibattito sulla bad bank; 2) la pericolosa proposta francotedesca di porre, per le banche dei paesi dell'eurozona, un tetto all'ammontare di titoli del proprio debito sovrano che possono avere in portafoglio (proposta Schäuble). Solo dopo aver definito bene e compreso lo scenario, appariranno con chiarezza le cose da fare, in Italia come in Europa. Dubitiamo, però, che Matteo Renzi sia in grado di capirle, ma soprattutto di seguirle.Il falso problema dei crediti deteriorati Rispetto alla pericolosità della proposta Schäuble sui titoli di Stato, quello dei crediti deteriorati delle banche diventa un falso problema. Le banche italiane, infatti, hanno un tasso di copertura dei crediti deteriorati tra i più alti dell'eurozona, e spesso essi sono garantiti da immobili di valore.Il tema dei non performing loans è tuttavia esploso a seguito dell'improvvido decreto del governo del 22 novembre 2015 con cui sono state salvate quattro banche vicine al premier e al governo ed è scoppiata la psicosi del fuggi fuggi e a qualsiasi prezzo. Mentre, come sanno bene gli addetti ai lavori, la buona gestione dei non performing loans spesso aiuta i bilanci delle banche.

Anzi, le banche ci fanno i bilanci.Ma il decreto del governo, insieme all'entrata in vigore del bail-in dal 1° gennaio 2016, ha prodotto anche un altro effetto nefasto, che ha influito sul crollo delle borse: il «panico finanziario», noto pure come «corsa agli sportelli». I risparmiatori, italiani e stranieri, dopo tanta confusione non si fidano più delle nostre banche, per cui ritirano i loro depositi.Il solito asse franco-tedescosulla «proposta Schäuble» Un modo per uscire da questo stato di crisi doveva essere la garanzia comune sui depositi, da far partire insieme al bail-in. Una sorta di «prestatore di ultima istanza» per cui i depositi bancari sono garantiti «dalla piena fede e dal credito dell'Unione europea». Ma la mancanza di sincronia nell'introduzione dei due strumenti ha creato il pasticcio: ferree regole comuni senza garanzie comuni.Sulla garanzia europea comune sui depositi ha pesato il veto del governo tedesco. Solo quando le banche italiane e greche diventeranno meno rischiose, il governo tedesco è disposto ha partecipare a un Fondo comune che garantisca il debito di tutti i paesi dell'area dell'euro (Germania inclusa). «Che le banche dei paesi del sud Europa si liberino dei troppi titoli del proprio debito sovrano in portafoglio» significa vendita in blocco di Buoni del Tesoro, quindi aumento dell'offerta degli stessi, con conseguente riduzione del prezzo, aumento dei rendimenti, quindi necessità di ricapitalizzazione per le banche, crollo in Borsa e per il Paese aumento dello spread.Esattamente la stessa sequenza che nell'estate-autunno del 2011 portò alla crisi che tutti conosciamo. Allo stesso modo, oggi l'obiettivo dell'asse franco-tedesco è quello di impadronirsi a basso prezzo delle banche italiane. Nel silenzio assordante di Matteo Renzi e di Sergio Mattarella.Il ruolo del governo L'improvvida e confusa azione del governo Renzi con il decreto Salva banche ha causato l'esplosione del falso tema dei crediti deteriorati, da cui la necessità che il sistema bancario italiano se ne disfi nel minor tempo possibile attraverso la creazione di una bad bank cui trasferire i non performing loans. Provvedimento atteso da tanti pescecani senza scrupoli per approfittare delle debolezze del nostro sistema bancario così artificialmente create. Sulle modalità di creazione e funzionamento della bad bank italiana si era aperto un confronto con la Commissione europea, molto serio, sul quale però il governo ha già ceduto senza se e senza ma (con grande felicità dei pescecani di cui sopra), in cambio della non bocciatura della legge di Stabilità. Il segnale è arrivato chiaro in Europa.

E Francia e Germania approfittano di questo atteggiamento per far passare tutte le loro proposte svantaggiose per il nostro paese. Un vero presidente del Consiglio avrebbe dovuto invece cercare alleanze tra i partner europei per far cadere il veto tedesco sulla garanzia europea comune sui depositi bancari. Impari dai tedeschi che, incuranti delle conseguenze, hanno salvato già dal 2011 il loro sistema bancario con massicci aiuti di Stato. Veda quello che sta facendo Schäuble su Deutsche Bank in questi giorni, pronto, e lo diciamo con un amaro sorriso, a rinviare il bail-in magari al 2050 pur di salvare la sua banca più importante. Ah, questi tedeschi tutti d'un pezzo.Tre consigli a Renzi Concretamente, gli step che un governo degno di questo nome dovrebbe compiere sono tre, tutti concretamente perseguibili, a condizione di trovare un ampio consenso in Europa: 1) revisione della Direttiva europea sul bail-in; 2) revisione della disciplina europea sugli aiuti di Stato; 3) approvazione della garanzia europea comune sui depositi bancari.1 La direttiva europea sul bail-in contiene, all'articolo 129, una clausola di revisione da attivare entro giugno 2018 (non è escluso attivarla prima). Appellandosi a questo articolo, si riuscirebbe quindi a identificare con precisione le passività bancarie chiamate a sopportare le perdite, escludendo quelle emesse prima dell'entrata in vigore delle nuove norme, per evitare la retroattività di queste ultime, e a predisporre strumenti eccezionali di intervento nel caso in cui si ha percezione che il sacrificio di azionisti e creditori derivante dall'applicazione del bail-in in metta a repentaglio la stabilità dell'intero sistema.2 L'attuale interpretazione della Commissione europea del concetto di «aiuti di Stato» è fin troppo restrittiva e miope. La disciplina degli aiuti di Stato va, pertanto, rivista a livello europeo, distinguendo tra interventi pubblici a favore di banche non in crisi e interventi pubblici conseguenti a «fallimenti del mercato» per cui lo Stato interviene solo in casi di reale emergenza, quando la stabilità del sistema viene seriamente minata.3 In una unione monetaria, quale è l'Eurozona, la condivisione dei rischi non può che procedere di pari passo con la condivisione delle garanzie che quei rischi stessi servono a coprire. Perciò, come abbiamo detto, sosteniamo l'importanza fondamentale della implementazione in Europa di una garanzia comune sui depositi, come avviene (e funziona!) negli Stati Uniti per far fronte a episodi di «panico finanziario».Tre vie, quelle illustrate, che consigliamo modestamente al presidente Renzi di seguire fin da subito: ne va della sopravvivenza stessa della moneta unica. Se l'Italia affonda trascina con sé pure l'euro. Nel 2012 siamo riusciti a salvarlo dall'implosione non grazie a Monti ma grazie all'azione della Bce di Mario Draghi, voluto a quel posto da Berlusconi. Oggi tocca ai governi salvare le loro economie e l'Europa dalla cospirazione in atto (copyright sempre di Draghi).Si dia una mossa Matteo Renzi su questi obiettivi, piuttosto che incontrare ridicolmente i leader europei, con l'unico scopo di ricevere solidale pietà per la sua legge di Stabilità in deficit. Non ne esce bene: in Europa ormai lo deridono e lo ignorano tutti.

Cambi verso, questa volta veramente. O la crisi spazzerà via con lui l'Italia. A noi interessa solo l'Italia. Per Renzi la strada è già segnata: a ottobre, manovra choc e referendum sulla riforma costituzionale lo manderanno a casa.

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