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Ilaria Cucchi va all'attacco "Malato tutto il sistema". Guerini: ora l'indagine

Poche mele marce rischiano di rovinare tutto il cesto. Ieri in molti sono tornati a tuonare contro i rappresentanti deviati delle forze dell'ordine.

Ilaria Cucchi va all'attacco "Malato tutto il sistema". Guerini: ora l'indagine

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Ilaria Cucchi va all'attacco "Malato tutto il sistema". Guerini: ora l'indagine

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Poche mele marce rischiano di rovinare tutto il cesto. Ieri in molti sono tornati a tuonare contro i rappresentanti deviati delle forze dell'ordine.

La prima e per ovvie ragioni è stata Ilaria Cucchi, la sorella di Stefano, il geometra romano ucciso proprio da chi avrebbe dovuto occuparsene con dopo l'arresto. «La vicenda di Piacenza è un fatto enorme e gravissimo che ricorda il caso di mio fratello - ha detto - Bisogna andare fino in fondo e non fare sconti a nessuno, come hanno dimostrato magistrati coraggiosi nell'inchiesta sulla morte di mio fratello e anche in questa indagine».

«Basta parlare di singole mele marce, i casi stanno diventando davvero troppi - ha aggiunto - Il problema è nel sistema. Mi vengono in mente i tanti carabinieri del nostro processo che vengono a testimoniare contro i loro superiori e mi chiedo con quale spirito lo facciano quando poi spuntano comunicati dell'Arma come subito dopo la testimonianza del loro collega Casamassima».

«Quanti cesti di mele marce abbiamo accumulato?», scrive invece su Twitter Patrizia Moretti, la madre di Federico Aldrovandi, per la cui morte sono stati condannati quattro poliziotti.

«Mi vergogno profondamente per le infamie commesse dai sei carabinieri di Piacenza - dice invece Rita Dalla Chiesa - Non riesco nemmeno a chiamarli carabinieri. I veri carabinieri sono altri. Solidarietà a tutti gli altri che portano con fatica e onore le loro divise».

Di meschinità e squallore, delirio d'onnipotenza e narcisismo patologico, oltre che di povertà culturale e morale parla invece il presidente della commissione Antimafia, Nicola Morra, commentando la foto che mostra alcuni carabinieri della caserma di Piacenza Levante coinvolti nella vicenda di soprusi e droga sventolare sorridenti mazzette di banconote.

«E se penso a quei tanti uomini e donne che hanno sposato l'uniforme per mettersi al servizio degli ideali di giustizia e rispetto della legalità democratica promossi dalla Costituzione repubblicana provo disappunto e rabbia - aggiunge Morra - È soprattutto a loro che va il mio pensiero.

Ci si ammazza di lavoro e di sacrifici rinunciando spesso al proprio tempo, alla propria vita, per lo Stato, e poi si scopre che commilitoni si permettono di infangare la divisa in maniera così infamante».

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