Imam e "moschee dell'odio": Europa pronta al giro di vite

Stop a predicatori, tv e social che incitano alla violenza. Il progetto in commissione speciale contro il terrorismo

Imam e "moschee dell'odio": Europa pronta al giro di vite

Espellere o respingere i «predicatori d'odio», chiudere le moschee che incitano al terrorismo, garantire la trasparenza nei finanziamenti dei luoghi di culto. E «tollerare solo le pratiche dell'islam» che siano conformi ai valori europei. È il pesante giro di vite che si va profilando in Europa contro la minaccia jihadista. Le misure sono contenute nel «draft report» della Commissione speciale sul terrorismo che sta per compiere un anno di lavoro al Parlamento europeo (è partita a settembre).

La premessa di questo lavoro è ovviamente quella che viene definita l'«ondata senza precedenti di attentati terroristici». In 20 anni, si calcola, le vittime in Europa sono state 6.652 (713 morti e 5.939 feriti). Prima attribuibili soprattutto a organizzazioni come Ira ed Eta, adesso «in «vasta maggioranza» al terrorismo islamico. Dopo un anno di audizioni, missioni e indagini, il progetto di report firmato dalle relatrici (la tedesca Monika Hohlmeier dei Cristiano sociali bavaresi e la belga Helga Stevens dei Conservatori e riformisti) stima che nell'Ue siano presenti fra i 50mila e i 70mila jihadisti, ma parla di «carenze pratiche e legislative nella lotta al terrorismo» e deplora in «determinati Stati membri» i «bassi tassi di condanna» e le sentenze «inadeguate». La bozza denuncia anche «gravi carenze nella politica europea di controllo delle frontiere esterne, poiché almeno 8 autori di tali attentati fra il 2015 e il 2016 sono entrati in Grecia attraverso flussi irregolari a luglio, agosto e ottobre 2015». Quindi si chiede una svolta per proteggere meglio le frontiere esterne, e si avverte: «Uno spazio Schengen senza frontiere interne è sostenibile solo se si provvede efficacemente alla sicurezza e alla protezione delle frontiere esterne». La relazione descrive un «ecosistema della radicalizzazione» che si traduce in discorsi intolleranti verso le religioni, aperto antisemitismo o nel rifiuto dell'uguaglianza fra uomo e donna, dei valori europei, del pluralismo o della scienza. Questo ecosistema si nutre e di prediche d'odio, di contenuti estremisti cartacei e on line, social media, e di un «focolaio» particolare nelle carceri. La proposta indica un lungo elenco di misure che potrebbero o dovrebbero essere adottate dagli Stati membri. Intanto esorta gli Stati a incoraggiare e tollerare solo le «pratiche dell'islam» che siano pienamente conformi ai valori dell'Ue, quindi invita non solo a intervenire contro la letteratura religiosa e i canali televisivi che diffondono l'odio, ma chiede di «chiudere senza indugio» le moschee e i luoghi di culto che non aderiscono ai valori europei e incitano alla violenza o alla jihad. Misure «alla austriaca» si potrebbe dire, pensando all'ondata di espulsioni e chiusure decise a giugno dal governo del popolare Sebastian Kurtz a Vienna.

La bozza sarà votata e poi sottoposta alla «plenaria». Possibili le modifiche: «Mi auguro che questa impostazione venga mantenuta - dice una delle commissarie italiane, Elisabetta Gardini (Fi) - noi vogliamo strumenti più incisivi, fondamentali per proteggere i cittadini, ma la sinistra in passato li ha annacquati facendo prevalere la privacy per esempio, eppure una limitazione regolata di alcune libertà serve a preservare la libertà e solo i malitenzionati possono volersi schermare». In Italia, a Milano, si discute di un piano per aprire o sanare moschee.

A Strasburgo, come in Italia, il centrodestra spinge in direzione opposta: «L'Europa fino ad ora ha fatto troppo poco - spiega il deputato Stefano Maullu (Fi) - iniziative come questa devono essere il segno di un cambiamento, di un'Europa che voglia e sappia annientare chi la vorrebbe distruggere dopo aver avuto ospitalità. Un approccio di questo tipo è assolutamente auspicabile».

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