Imam uccisi a New York: ora gli islamici accusano Trump

Valeria Robecco

New York L'America è ancora in fiamme. E, ancora una volta, ad accendere la miccia delle proteste è stata l'uccisione di un afroamericano da parte di un poliziotto. Due giorni fa gli agenti di Milwaukee hanno colpito a morte un ventitreenne fuggito durante un controllo. Nella città è scoppiata la protesta: è stata data alle fiamme una pompa di benzina e negli scontri è stato ferito un agente. Il sindaco della città ha chiesto l'intervento della Guardia Nazionale. La sommossa arriva subito dopo l'uccisione di un religioso islamico e di un suo collaboratore a New York. Un'esecuzione improvvisa e senza precedenti, che ha scatenato rabbia e terrore tra le comunità musulmane degli Usa: l'imam Maulama Akonjee e il suo assistente Thara Uddin, sono stati attaccati alle spalle e uccisi con diversi colpi di pistola mentre camminavano nella zona di Osnone Park. Secondo la comunità musulmana locale si tratta di un crimine d'odio e i residenti del quartiere della Grande Mela attribuiscono la colpa a Donald Trump e alle sue idee, che hanno scatenato un'ondata di islamofobia. Akonjee, 55enne rispettato leader religioso sin da quando è arrivato in America dal Bangladesh, e Uddin, 64 anni, avevano appena terminato le preghiere del pomeriggio nella moschea Al-Furqan Jame Masjid. Mentre camminavano all'incrocio tra la Liberty Avenue e la 79esima strada sfidando il caldo torrido del sabato pomeriggio, sono stati avvicinati da dietro e colpiti alla testa. Entrambi sono morti al Jamaica Hospital, dove sono stati ricoverati. Secondo i primi dettagli forniti dalla polizia, a compiere l'agguato è stato un solo uomo, di cui le autorità hanno diffuso l'identikit grazie alle immagini riprese dalle telecamere di sorveglianza, e a cui stanno dando la caccia. Le prime indicazioni diffuse dalla polizia parlavano di una rapina ma l'inchiesta ha fatto pian piano emergere particolari secondo cui l'assassino non ha scelto a caso le sue vittime ma le aveva prese di mira.

Per i membri della comunità musulmana locale, invece, l'uccisione è un crimine d'odio, e puntano il dito contro Donald Trump e sulla sua retorica anti-Islam. «È stato un puro e cieco crimine d'odio - ha detto Kobri Chowdhury, appartenente a una moschea vicina a quella di Ozone Park - un attacco contro la nostra religione». Sabato sera centinaia di persone hanno partecipato ad una manifestazione tenendo alti cartelli con scritto «vogliamo giustizia».

Alla veglia era presente anche Sarah Sayeed, membro dello staff del sindaco di New York Bill de Blasio, e responsabile per i rapporti con la comunità musulmana. «Capisco la rabbia e la paura, ma è molto importante che sia condotta un'indagine approfondita», ha spiegato Sayeed, cercando di calmare la tensione.

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