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Gli immigrati "ci pagano la pensione"? Falso, solo di welfare costano 16 miliardi

Ecco quanto spendiamo solo di welfare per gli stranieri Uno studio dimostra che entro trent'anni i conti non torneranno

Gli immigrati "ci pagano la pensione"? Falso, solo di welfare costano 16 miliardi

Roma Anche se il bilancio 2015 del capitolo «immigrazione» si è chiuso in sostanziale pareggio, gli squilibri sono destinati a emergere nel prossimo futuro. La capacità di prevedere i disagi che si creeranno non appartiene a tutta la classe politica, giacché molti sono convinti dell'assioma (tutto da dimostrare) secondo cui «gli immigrati ci pagano la pensione». Purtroppo, non è così e non sarà così.

I dati dell'ultimo rapporto della Fondazione Leone Moresso paiono tranquillizzanti, ma l'interpretazione non è univoca. L'analisi, condotta anche con il contributo della Cgia di Mestre, prende in considerazione gli oltre 5 milioni di immigrati regolari presenti nel nostro Paese all'inizio del 2016, a fronte degli oltre 175mila richiedenti asilo approdati sulle nostre coste. Questa popolazione è laboriosa e produttiva (gli occupati sono 2,35 milioni) e ha contribuito per oltre 127 miliardi al valore aggiunto del sistema-Italia. Essi hanno versato imposte per 6 miliardi e 10,9 miliardi di contributi per un totale incassato dal fisco che sfiora i 17 miliardi.

Pagare le tasse comporta anche diritti: gli immigrati regolari e i loro parenti possono giustamente usufruire dei servizi scolastici, sanitari, assistenziali e previdenziali. Nella voce «assistenza» rientrano anche le spese per l'amministrazione della giustizia in quanto oltre un terzo dei detenuti nelle carceri italiani è di origine straniera. La somma di queste spese è stata sintetizzata nel 2% del totale della spesa pubblica, quindi 16 miliardi circa. Tale calcolo, però, include in maniera sommaria (1,2 miliardi riferiti al bilancio dello Stato) le spese per l'accoglienza di migranti e rifugiati, esborso che il ministero dell'Economia ha quantificato in 3,2 miliardi. Anche se vi fosse un disavanzo, va ricordato che gli immigrati contribuiscono al pagamento di 640mila pensioni.

Ma è proprio il capitolo pensionistico che, in realtà, prefigura lo scenario ipotizzabile tra il 2040 e il 2050 quando molti immigrati vorranno naturalmente ritirarsi dal mondo del lavoro. Attualmente più del 70% della popolazione di origina straniera residente in Italia si situa nella fascia di reddito inferiore ai 25mila euro lordi annui. Questo lascia presagire che, una volta pensionati (soprattutto se gli anni di contribuzione saranno sufficienti) l'assegno sarà del tutto insufficiente a garantire loro un'esistenza dignitosa se resteranno in Italia. Essi diventeranno, pertanto, un problema in più a carico delle generazioni future perché quei contributi che versano oggi e pagano le pensioni di ieri dovranno essere restituiti e magari integrati con altre forme di sostegno al reddito.

Il professor Gian Carlo Blangiardo dell'Università di Milano Bicocca ha calcolato che sarebbe necessario un flusso aggiuntivo di 400-500 mila immigrati «giovani» all'anno per rendere il sistema sostenibile. Questo, però, significherebbe far esplodere una questione sociale senza precedenti e della quale già oggi vediamo alcuni sintomi. Innanzitutto, al di là del problema dell'accoglienza, occorre ricordare che la maggior parte degli immigrati (come testimoniato dalla distribuzione dei redditi) svolge mansioni che prevedono basse remunerazioni. Dunque si crea una concorrenza al ribasso o, per meglio dire, una guerra fra poveri italiani e stranieri. Il 47% degli immigrati è infatti occupato(a fronte del 36% della popolazione italiana), ma in due casi su tre si tratta di lavori a bassa qualifica.

Che la crisi può sempre spazzare via.

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