Immigrati, effetto Macerata: il centrodestra sale ancora

Con la sinistra in calo e il M5s stabile, la vittoria dei moderati è più probabile. Decisiva la "fascia adriatica"

Immigrati, effetto Macerata: il centrodestra sale ancora

La vittoria del centrodestra alle prossime elezioni politiche, da qualche giorno, ha maggiori probabilità di verificarsi. A dispetto delle campagne mediatiche che stigmatizzano le posizioni securitarie di Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni sui fatti di Macerata, nei sondaggi il tema della sicurezza e dell'emergenza migranti acquisisce una connotazione sempre più prioritaria. Ed è così che la coalizione, in quasi tutte le rilevazioni, si colloca stabilmente attorno al 37,5% (quota registrata da Emg), una quota che attualmente non garantisce una maggioranza sicura in Parlamento. Per raggiungere il primato in entrambe le Camere mancherebbero, infatti, una trentina di seggi a Montecitorio e una quindicina a Palazzo Madama.

Anche in questo caso Macerata ha una valenza pratica oltreché simbolica perché i collegi uninominali marchigiani potrebbero rivelarsi decisivi per conseguire l'obiettivo. Tuttavia, prima di entrare nel dettaglio, è necessario precisare che, dopo il taglio delle tasse, la sicurezza nelle città è un forte driver motivazionale per il voto assieme alle politiche per il lavoro. Il centrodestra non ha fatto altro che ribadire, con diverse sfumature la necessità di rimpatriare gli immigrati senza titolo di soggiorno oltre a riproporre il poliziotto di quartiere. Tanto il Pd quanto Leu sono in fortissimo imbarazzo su questo tema avendo spesso spinto sul tema dell'integrazione e dell'accoglienza. Il silenzio imposto al ministro dell'Interno Minniti, unico oppositore interno della vulgata buonista, ha fatto il resto. Non è un caso che più che i decimali guadagnati dal centrodestra pesi l'arretramento continuo del centrosinistra.

Si ritorna sempre a Macerata. Il tragico caso di Pamela Mastropietro che ha innescato la follia potenzialmente omicida di Luca Traini potrebbe riverberarsi anche nelle urne. Il capoluogo marchigiano è lo spartiacque tra una zona rossa e il Sud della regione (Fermo e Ascoli) più vicino al centrodestra. Conquistare e confermare quei collegi potrebbe essere decisivo per ottenere una maggioranza solida. Un identico discorso si potrebbe ripetere per i collegi confinanti della dorsale appenninica di Abruzzo e Molise, soprattutto alla Camera. Teramo, Pescara, Chieti, Vasto, Campobasso e Isernia, secondo gli ultimi dati di YouTrend, sarebbero pienamente contendibili. In molti casi il centrodestra parte avvantaggiato, in altri sembra più temibile la concorrenza pentastellata di quella piddina. Il profilo leguleio assunto dal candidato premier M5s, Luigi Di Maio, sulla vicenda maceratese si spiega proprio in ottica elettoralistica. Anche i grillini hanno guadagnato decimali con la linea rigorista e si attestano stabilmente sopra il 27 per cento.

Il tema della sicurezza riguarda anche le grandi città dove disoccupazione e povertà si intreccia con il degrado delle periferie e non solo. Torino, Roma e Napoli, a titolo di esempio, presentano molti collegi in bilico dove il centrodestra si presenta con candidati molto legati al territorio che potrebbero consentire un risultato positivo quanto insperato sulla carta. Senza contare che in Lucchesia e in Lunigiana, tra le province di Massa Carrara e Spezia, Berlusconi & C.

sembrano ormai aver fatto breccia in quelli che un tempo erano feudi storici colorati del rosso diessino o della sinistra Dc. «Tutti i collegi sono contendibili, non ci sono più zone rosse inespugnabili. Ce la giochiamo ovunque e possiamo vincere alla grande», ha chiosato il capogruppo di Fi alla Camera, Renato Brunetta.

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