
Due mesi dopo il maggio del 2023, quando uccise la sua compagna e il figlioletto che portava in grembo, Alessandro Impagnatiello aveva venduto la sua auto alla cognata in vista dei risarcimenti che avrebbe dovuto alla famiglia di Giulia Tramontano. E per questo la moglie del fratello dell'ex barman, Laura Ciuladaite, di origini lituane, è stata condannata dal Tribunale civile di Milano a restituire circa 25mila euro ai familiari della vittima.
Questo perché, secondo i giudici, quel passaggio di proprietà della T-Roc Volkswagen con cui dopo il delitto il barista ha trasportato il cadavere di Giulia per giorni, è avvenuto solo per far apparire il femminicida nullatenente evitandogli così di versare alla famiglia della 29enne quanto stabilito dai giudici di primo e secondo grado che hanno condannato Impagnatiello all'ergastolo. Un'ombra ulteriore su una vicenda già drammatica e dai risvolti inquietanti.
Era agosto quando Omar Impagnatiello, incaricato dopo l'arresto dal fratello di occuparsi dei suoi beni, vendette l'auto a sua moglie per 10mila euro, benché secondo i giudici valesse il doppio. Il Tribunale civile non ha dubbi: l'obiettivo della compravendita era proprio quello di "diminuire la consistenza patrimoniale" di Impagnatiello, prima che la condanna gli imponesse di pagare le provvisionali (200mila euro a testa per i genitori di Giulia e 150mila euro ciascuno al fratello e alla sorella), somme che ai familiari della vittima arriveranno verosimilmente dall'apposito Fondo del Viminale, dal momento che Impagnatiello risulta essere nullatenente. Ai giudici civili non è sfuggita la tempistica del trasferimento della macchina, avvenuto soltanto due mesi dopo il delitto, e il fatto che due persone dello stesso nucleo familiare condividono "preoccupazioni, scopi e sentimenti": difficile pensare che il fratello e la cognata del killer ignorassero i suoi pensieri relativi ai risarcimenti dovuti ai parenti della donna uccisa. L'auto in questione, tra l'altro, lo scorso ottobre fu oggetto di una denuncia di furto che l'assicurazione si rifiutò di risarcire perché erano emersi "elementi contraddittori e anomali".
L'avvocato Giovanni Cacciapuoti, legale dei familiari di Giulia Tramontano, spiega che sono stati i genitori, il fratello e la sorella della giovane ad intentare l'azione civile per revocare la vendita dell'auto dove era stato trasportato il cadavere affinché non andasse in giro liberamente, visto che la Procura aveva disposto solo il sequestro del pianale posteriore, dove erano state trovate tracce di sangue.
Il giudice, dichiarando con la sentenza la nullità della compravendita dell'auto, scrive che "è avvenuta tra parenti/affini, ben consapevoli tutti delle ragioni risarcitorie degli odierni istanti", ossia dei familiari di Giulia, "e della diminuzione della garanzia generica a favore di questi per la
riduzione (azzeramento) della consistenza patrimoniale del debitore". La cognata di Impagnatiello dovrà ora rifondere ai parenti della vittima l'equivalente del valore dell'auto, circa 20mila euro più 5mila di spese legali.