Le imprese zittiscono subito Luigino. Ma ora salvare l'istituto è più difficile

Pirelli, Acqua Marcia e gruppo Messina: «Mai avuto favori da Genova». Il Banco Bpm si sfila dalle nozze: «Poche sinergie»

Le imprese zittiscono subito Luigino. Ma ora salvare l'istituto è più difficile

L'«Opa» della propaganda lanciata da Luigi Di Maio su Carige complica il salvataggio privato considerando che febbraio è il mese decisivo per i commissari straordinari dell'istituto ligure: il piano industriale dovrebbe vedere la luce il 26 e sarà la «dote» necessaria per l'aggregazione invocata dalla Bce. «Per la ricerca del partner deve calare attenzione mediatica», avevano detto i commissari lo scorso 9 gennaio. E per ora di candidati all'orizzonte non se ne vedono: proprio ieri l'ad del Banco Bpm, Giuseppe Castagna, ha ribadito di non essere interessato a Carige per le «poche sinergie».

Intanto, i nomi dei debitori fatti da Di Maio hanno già scatenato le prime reazioni e smentite. «Pirelli non ha mai mancato di onorare i propri debiti e non ha quindi mai danneggiato alcuna banca, nè ricevuto favori tantomeno di natura politica», si legge in una nota del gruppo di pneumatici. Dove si ricorda «che dall'ottobre del 2010 Prelios non è controllata da Pirelli e che oggi Pirelli non è più azionista della stessa. A quanto risulta, Prelios aveva ricevuto un finanziamento da un pool di banche tra cui Carige, ottenendo nel tempo un normale prolungamento della linea di credito». Dura anche la replica dell'imprenditore Francesco Bellavista Caltagirone: «Dopo che lo Stato, in seguito a un'iniziativa della magistratura che si è poi rivelata improvvida, ha distrutto una realtà economicamente solida come il gruppo Acqua Marcia, meriterei se non le scuse almeno un atteggiamento più consono», ha detto ieri Bellavista Caltagirone. Ricordando anche al ministro «che quando il gruppo Acqua Marcia chiese e ottenne i prestiti dalle banche si trovava in uno stato di assoluta solidità finanziaria, tanto da poter fornire le adeguate garanzie». Poi è andato in concordato preventivo, «in conseguenza dell'inchiesta dei pm sul Porto di Imperia, in conclusione della quale sono stato assolto in via definitiva in tutti e cinque i procedimenti».

A Di Maio ha risposto, infine, il gruppo Messina che con Carige ha già firmato un accordo sul debito da 450 milioni: «Quel finanziamento è tutt'oggi garantito da una delle flotte di navi, tutte di bandiera italiana, fra le più moderne del mondo».

Quanto a Carige, la banca ha annunciato ieri che farà da advisor, a titolo gratuito, ai commissari del Ponte Morandi sulla gestione dei finanziamenti necessari alla demolizione e ricostruzione.

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