Non verrà dalle impronte digitali la vera svolta sul delitto di Garlasco. In una partita ancora tutta aperta nella nuova inchiesta sulla morte di Chiara Poggi, il primo risultato ufficiale delle analisi scientifiche va a favore di Andrea Sempio, indagato dalla Procura di Pavia per l'omicidio del 13 agosto 2007. Ieri arriva la prima risposta nell'incidente probatorio deciso per fare un po' di chiarezza sulle tracce rilevate all'epoca nella villa di via Pascoli e rimaste inesplorate nella sciatteria delle prime indagini, o emerse solo adesso; e la risposta dice che delle dieci impronte digitali in cerca d'autore nessuna appartiene a Sempio. Alcune sono di Chiara, una di suo fratello, una di un carabiniere, ma - almeno in questo primo lotto di risposte - non emerge nulla che possa rafforzare l'accusa a carico del nuovo indagato.
"Come non ci siamo preoccupati di fronte alle indiscrezioni più varie, ugualmente non cantiamo vittoria oggi, per quanto stavolta si possa a ragione parlare di un atto processuale e non della sua ipotesi", dicono - non senza un accenno polemico - i difensori di Sempio, Liborio Cataliotti e Angela Taccia. La partita tra accusa e difesa rimane aperta e affidata - per quanto riguarda le indagini scientifiche - alla perizia genetica sul Dna trovato sotto le unghie di Chiara, i cui risultati si conosceranno entro il 18 dicembre; altre risposte verranno dalla nuova perizia medico-legale affidata all'anatomopatologa Cristina Cattaneo e in pieno svolgimento sono le indagini tradizionali, gli interrogatori e gli accertamenti, su cui la Procura di Pavia punta molto per chiudere il cerchio. Ma nel frattempo le impronte digitali non aiutano i pm a collocare Sempio sulla scena del delitto.
Il responso arriva ieri con la mail che il perito Giovanni Di Censo, nominato dal giudice preliminare Daniela Garlaschelli, invia ieri ai consulenti delle parti. Di Censo doveva rianalizzare cinquanta foto di impronte scattate durante i primi sopralluoghi, e ritenute all'epoca inutilizzabili dal Ris di Parma: per 48 il perito ha confermato il giudizio dei carabinieri, mentre ha considerato valide un'impronta sulla porta blindata di accesso alla casa e una sul box della villa; inoltre ha dovuto esaminare otto impronte apparse solo ora, quando il 10 settembre scorso sono stati riesaminati il sacchetto della spazzatura e un contenitore di cornflakes. Risposta: l'impronta sulla porta è di Marco Digilio, un carabiniere che partecipò al sopralluogo; quella sul box è di Marco Poggi, il fratello di Chiara; delle otto sui rifiuti, quattro sono sicuramente di Chiara, due lo sono probabilmente, le ultime due non presentano "minuzie", ovvero dettagli, sufficienti per un confronto. Nulla che porti a Sempio.
All'appello, come si vede, manca l'impronta chiave: l'impronta 33, lasciata sulle scale dove venne trovato il corpo di Chiara e che secondo la Procura
appartiene a Sempio. Di questa l'incidente probatorio non si è occupata, anche perché non lo chiesero i difensori di Sempio (e per questo avvenne la frattura con il loro consulente Luciano Garofano), e se ne parlerà più avanti.